Museo Archeologico Nazionale

                                                                             Reggio Calabria


 Indirizzi e orari
Piazza De Nava, 26
tel. 0965/812225-812256
aperto tutti i giorni:
                                  lunedì 9.00-13.30      martedì-sabato 9.00-13.30 / 15.30-19.00          domenica 9.00-12.30
ingresso £ 8.000
Servizi :  Bookshop
               Servizio per disabili
               Archivio fotografico
               Archivio storico Biblioteca
               Laboratorio di restauro
               Visite guidate

Notizie storiche
La costituzione del museo si deve alla volontà di Paolo Orsi che, dopo il terremoto del 1908, auspicò la fusione dei materiali del vecchio Museo Civico (1882) con le collezioni statali e i reperti provenienti dagli scavi da lui condotti in Calabria. La vastissima documentazione archeologica ospita i reperti ritrovati in Calabria in oltre 160 anni di ricerche: dagli scavi di Locri del duca di Luyries (1830), fino a quelli di Paolo Orsi (1889) e della Soprintendenza Archeologica della Calabria.
L'attuale edificio al n. 26 di piazza De Nava, che si sviluppa per quattro piani su una pianta quadrata, nato come Museo della Magna Grecia, fu progettato da Marcello Piacentini (1932) secondo i più moderni criteri museali, ma rimase inutilizzato durante la guerra.
Solo nel 1954 fu aperto parzialmente al pubblico.

Da al lora molti ampliamenti lo hanno arricchito, fino a quelli del 1981 (con l'istituzione, al piano inferiore, della sezione di archeologia subacquea, che ospita i famosi Bronzi di Riace e la splendida testa di Filosofo da Porticello) e del 1982 (con l'apertura al primo piano delle sale dedicate, secondo un criterio topografico, ai materiali provenienti dalle colonie e sub-colonie del territorio calabrese).

Al pian terreno è disposta la Collezione preistorica protostorica e locrese; al primo piano,
oltre all'esposizione dei materiali provenienti da Reggio, Medma, Caulonia, Krimisa e Laos, trovano spazio
anche la collezione numismatica e una scelta di epigrafi greche e romane.

Al secondo piano si trova la sezione d'arte medievale e moderna che attende ancora un'adeguata
sistemazione: tra le altre opere, degne di menzione sono due tavolette di Antonello da Messina
(S. Girolamo penitente e I tre angeli, 1460 ca.) e II ritorno del figliol prodigo di Mattia Preti (1656-60).

Contenuti
PIANO INFERIORE
La sezione di archeologia subacquea fu inaugurata nel 1981 e dedicata alla memoria di Giuseppe Foti,
soprintendente all'epoca dei rinvenimenti di Riace e di Porticello.
II recente allestimento con il nuovo sistema di climatizzazione e i nuovi basamenti per le statue (1996)
è legato agli ultimi interventi di restauro che hanno interessato i due guerrieri di Riace, e che hanno consentito, rimuovendo circa 60 kg di terra di fusione dall'interno di ciascuna delle statue, una loro ottimale conservazione.
Sala 1. »
qui esposto un ricco repertorio delle ancore, in pietra o piombo, rinvenute nei fondali dei mari calabresi,
               alcune con iscrizioni.
               Nella stessa sala è esposta una campionatura dei differenti tipi di anfore provenienti dai fondali di diverse località
               della costa ionica e tirrenica della regione: sono attestate anfore greche d'età arcaica, ellenistiche ( IV-II a.C.) e romane,
               sia del periodo repubblicano che imperiale ( II a.C.-III d.C.).

Sala 2. » Tra il 1969 e il 1970, nelle acque di Porticello, presso l'imboccatura settentrionale dello stretto di Messina, fu rinvenuto
                 il relitto di una nave della fine del V a.C., con il relativo carico; nella sala sono conservati i frammenti pertinenti a tre
                diverse statue bronzee provenienti da questo contesto: due figure stanti nude (atleti?) ed una stante drappeggiata di
                un  vecchio barbato, forse un filosofo, la cui testa-ritratto è esposta nella sala successiva.

Sala 3. » Nel grande salone climatizzato sono ospitati, su sofisticati supporti antisismici,
                la bellissima testa-ritratto del cosiddetto ´Filosofo' di Porticello e i celebri ´Bronzi di Riace'.
                La prima è un'opera di grande valore storico, oltre che estetico, che, con la sua probabile datazione alla fine
                del  V a.C.,  ha indotto gli studiosi a riconsiderare il  problema dell'invenzione del ritratto autentico nell'arte greca;
                il personaggio portava una tenia, attributo che si addice meglio ai poeti, e per la sua identificazione è stato avanzato
                il  nome di  Esiodo.
               Anche se ancora in restauro, sarà qui esposta una bellissima testa virile barbata in bronzo, proveniente sempre dal
               relitto di Porticello, raffigurante forse un sovrano (metà V a.C.).
               Le due grandi statue bronzee, rinvenute fortuitamente il 16 agosto del  1972 nel mar Ionio, presso il litorale di Riace,
               costituiscono un fenomeno unico tra le opere d'arte  antica, per il clima di attenzione suscitato presso il grande pubblico,
               fin dalle prime esposizioni a Firenze(1980)  e Roma (1981);
               si tratta di due splendidi originali dell'arte greca, rappresentanti due guerrieri, fusi in epoche diverse
              (la statua  ´A' al 460/450 a.C., quella ´B' al 430/420 a.C.) con la tecnica "a cera persa diretta".

PIANO TERRENO
Ingresso: Telamone in calcare, da Montescaglioso (Matera), ma di probabile origine metapontina (età ellenistica). Sulla destra, oltre le biglietterie, si accede al percorso museale.

Sala 1.» Paleolitico: reperti litici e ossei da Torre Talao (Scalea), dalla Grotta del Romito di Papasidero e da Praia a Mare.

Sala 11. »Neolitico. Repertorio delle industrie ceramiche, litiche e ossee da Favella della Corte (piana di Sibari) e della Grotta
                                S. Angelo  di Cassano sullo Ionio.

Sale Ill - V.» Età dei metalli. Daghe ed asce da Cotronei, dell'età del Bronzo;
                      corredi della prima età del Ferro da S. Onofrio di Roccella Jonica, Calanna, Grotteria, Locri, Tropea,
                      Torre Galli, Francavilla Marittima, Torano e Amendolara.

Sala VI. »Locri. Corredi delle necropoli protostoriche della città e del suo territorio;
                           plastico dell'area archeologica della colonia greca.

Sale VII-VIII.» Locri. Ricostruzione di tomba a grotticella con relativi corredi dalla necropoli di Canale Janchina, di età
                                 protostorica. Corredi funerari dalla necropoli di Lucifero, dal VII al IV a.C., con vasto repertorio di
                                 manifatture  locali e d'importazione.

Sale IX-XlLocri. Materiali votivi provenienti dagli scavi di Paolo Orsi del santuario di Persefone in località Mannella:
                       statuette bronzee, elmo bronzeo (inizio V a.C.), ex voto fittili arcaici, frammenti di ceramiche corinzie e attiche,
                       arula e infine i famosissimi pinakes (tavolette fittili votive, con scene a rilievo pertinenti al mito di
                        Kore-Persefone).
                       Dagli scavi del Tempio di Marafioti proviene il gruppo fittile acroteriale con giovane nudo a cavallo su sfinge
                       (425-400 a.C.). Seguono le preziose iscrizioni bronzee dell'archivio del tempio di Zeus.
                        Al  teatro appartengono infine le antefisse fittili e la testa silenica.

Sala XII. »Locri. qui sono raccolti i resti monumentali della decorazione del santuario di Marasà:
                            le terrecotte architettoniche del tempio arcaico (VII-VI a.C.),
                            i resti della colonna e del capitello ionico del  tempio del V a.C. e il gruppo dei Dioscuri.

Sala XIII. »Locri. Santuario delle Ninfe di Grotta Caruso:
                   modellini fittili votivi di fontane, ninfei, grotte, statuette femminili (IV-III a.C.). Sala XlV. Locri.
                    Scelta di terrecotte votive e scarichi di fornaci dalla località di Centocamere.

Sala XV.» Locri. Materiale d'età romana.

PRIMO PIANO
Sala XVI. »
Reggio. Frammenti di coppe ´tipo Tapsosª, aryballoi protocorinzi e un oinochoe tardo-geometrica corinzia
                    d'imitazione testimoniano l'epoca di fondazione della polis (fine VIII a.C.).
                    Dall'area del santuario di Griso-Laboccetta provengono:
                    una lastra fittile poli croma decorata con due figure femminili (fine VI a.C.), di versi ex voto fittili,
                    la  statuetta di una dea seduta, ceramica attica e calcidese.
                    In una grande vetrina al centro è il grande cratere cinerario  laconico (fine VI a.C.), con il relativo corredo,
                    proveniente dalla necropoli di S. Gregorio.
                   Nella stessa sala sono  esposte terrecotte architettoniche arcaiche e classiche ritrovate in varie parti della città.

Sala XVll. »Reggio. Qui trova collocazione una serie di reperti dal santuario di via Reggio Campi e dall'area delle mura.

Sale XVIll-XlX. »Reggio. In queste sale sono esposti: i corredi delle necropoli di S. Lucia e del Museo;
                             due vasche fittili reimpiegate come sepolture e un sarcofago a forma di piede con calzare d'età ellenistica;
                             i reperti dello scavo di Reggio Lido, che ha interessato l'area urbana, dall'età romana a quella bizantina.
                            Sono infine qui confluiti i materiali che facevano parte della collezione civica, tra cui si segnalano i vasi
                             d'argento da Taureana (I d.C.), la tazza vitrea di Tresilico da Oppido Mamertina (300250 a.C.),
                             la sepoltura a cappuccina (Pellaro) ed una collezione di lucerne romane, dall'età repubblicana al tardo impero.

Sala XX. Metauros. Dal sito dell'attuale Gioia Tauro, in località Petra, provengono i corredi della necropoli arcaica (VII-VI a.C.),
                                 con anfore puniche, corinzie e attiche del tipo ´sos'; particolarmente interessante uno skyphos calcidese
                                 decorato con la scena delI'accecamento di Polifemo (530-510 a.C.).
                                 Materiali romani attestano l'utilizzo successivo della necropoli.

Sale XXI-XXII. »Medma (Rosarno). Offerte votive dalla stipe di località Calderazzo: bustini fittili femminili,
                                               statuette fittili di Zeus, Athena e Kore (VI-V a.C.) e arule fittili con scene mitologiche.

Sala XXIII. »Laos (S. Maria del Cedro).  qui esposto un eccezionale ritrovamento fatto a Marcellina:
                                        una tomba a camera con la doppia sepoltura di guerriero lucano e sua moglie (325-300 a.C.);
                                        il ricco corredo comprende (oltre a ceramica attica italiota e siceliota) l'elmo apulo, la corazza,
                                        gli schinieri, i cinturoni in bronzo decorati a sbalzo in argento, i resti di un diadema aureo,
                                        ed una lamina di piombo, iscritta in lingua osca (defixio).

Sale XXlV- XXV. » Kaulonia (Monasterace Marina). Nella prima sala è la ricostruzione del tempio della Passoliera (VI a.C.);
                                  sono quindi esposti gli elementi architettonici del tempio dorico del Faro di punta Stilo (metà V a.C.),
                                  arule fittili con scene di lotta tra animali, un'antefissa con efebo su delfino (V a.C.)
                                  ed il bel mosaico policromo con mostro marino (III a.C.);
                                  completano infine la documentazione i corredi funerari della collezione Cimino.

Sala XXVI. »Krimisa (Cirò Marina). Dal santuario di Apollo Aleo (VI-III a.C.),
                                   proviene la famosa testa marmorea dell'acrolito di Apollo (440 a.C.),
                                   attribuita da Paolo Orsi a Pitagora di Reggio, con le mani, i piedi e la parrucca bronzea;
                                   sempre dall'area del tempio provengono i doni votivi miniaturistici (tra cui una statuetta
                                   aurea del IV a.C.)  e le terrecotte architettoniche.

Corridoio XXXII.» Galleria Lapidaria. Oltre la scala, si accede al settore epigrafico che raccoglie iscrizioni in greco e latino.
                                             La sistemazione, ancora provvisoria, includerà in futuro anche le iscrizioni ora ospitate in cortile.

Sala XXXIV.» Sezione Numismatica. In 17 vetrine sono conservate collezioni numismatiche e ripostigli monetali greci,
                            brettii e romani, a testimonianza di gran parte delle zecche di Magna Grecia e Sicilia.
                            Notevole è il repertorio, quasi completo, degli argenti magnogreci e brettii.


                                                                                                                                     Riccardo Brunetti
             Sibari museo