.. Cosenza
Le origini
La leggenda del Re Alarico
I Normanni- Svevi e Angioini
La dominazione Spagnola
Dall'occupazione Francese ai giorni nostri
Le Origini
Antichissima metropoli bruzia, Cosenza fu
baluardo della gente di stirpe italica
contro l'influenza ellenica dei popoli jonici, e nel
corso dei secoli continuò a
mantenere
un carattere che valse a distinguerla tra le città interne della regione.
Successivamente, sotto Augusto (27 a.C. - 14
d.C.), fu importante tappa lungo la
via
Popilia e, pur essendo colonia, godette di alcuni diritti municipali.
In tal modo, e fino alla caduta dell'Impero
(476 d.C.), fece parte della IIIa Regione
e così sottomessa confuse la sua storia con quella della
capitale,
seguendone il crollo.
La leggenda del Re Alarico
Assediata nel 410 d.C. dal re Goto Alarico, fu salva per la sua
improvvisa morte,
forse dovuta alla malaria. Si
narra che, secondo l'usanza degli invasori, il defunto
venne sepolto nel letto del fiume Busento, deviandone prima le acque e
poi
riconducendone sul pristino
percorso, ad eterno suggello: il mitico avvenimento,
cantato anche dal poeta tedesco August von Platen(tradotto dal Carducci), dette
luogo
nei secoli alla leggenda di
un favoloso tesoro, frutto dei cospicui saccheggi compiuti
da Alarico, e sepolto assieme
al re.
I Normanni- Svevi, Angioini
Aspramente contesa tra Saraceni e Longobardi, la città fu distrutta e
riedificata verso il 988,
e nuovamente devastata agli inizi delll'XI secolo;
gli abitanti si rifugiarono in gran parte sui
colli vicini, dando così
origine ai, tutt'oggi così nominati "Casali".
Intorno alla prima metà dello
stesso secolo, la Calabria era divenuta Ducato dei Normanni,
e Cosenza la
sua capitale; ma presto si ribellò al dominio del re Ruggiero il Guiscardo,
e, sottoposta a lungo assedio, venne da questi espugnata.
Con i suoi
Crociati, condotti dall'Arcivescovo Pietro, concorse alla conquista del Santo
Sepolcro.
L'Arcidiocesi cittadina fu in effetti una delle più antiche sedi
della regione (almeno dal VI
secolo d.C.) e quasi sempre la più importante,
contando anche più di 130 parrocchie.
L'imperatore Federico II di Svevia
ebbe cara la città, che divenne sede
della Corte (Curia Generale) della
Calabria, ed alla quale concesse diverse attenzioni,
istituendovi, tra
l'altro, una importante Fiera annuale ed assistendo alla consacrazione del
ricostruito Duomo (1222), dove nel 1242 avrebbe trovato sepoltura lo sfortunato
figlio Arrigo. La città combattè aspramente il sopravveniente dominio Angioino,
sostenuto dal clero:
i Vespri Siciliani (1282) videro così Cosenza
riprendere la sua lotta, mentre la rivolta si estendeva in tutta la valle del
Crati: la città subiva, allora, alterne vicende nella lotta tra Angioini ed
Aragonesi; si ricorderà, invece, con rimpianto l'immatura scomparsa del saggio
Principe Luigi III d'Angiò (1434), che aveva preso dimora, con la consorte
Margherita di Savoia, nell'allora imponente Castello.
La Dominazione Spagnola
Occupata, poi, dagli Spagnoli condotti dal Gran
Capitano Consalvo di Cordova (1500),
tentò una
effimera sollevazione, essendo ormai tutto il reame divenuto possedimento del
bisecolare Vice Regno Spagnolo. Va detto che proprio
durante il XVI secolo Cosenza
conobbe un periodo di
grande prosperità ed espansione, divenendo anche sede del Vicerè
per tutta la Calabria.
Di pari passo si accresceva la sua importanza culturale, con la creazione
dell'Accademia
Cosentina, che enumerò tra i suoi
principali componenti Bernardino Telesio, Aulo Giano
Parrasio, i fratelli Martirano, Antonio Serra, ed altri, chiarissimi, ingegni
che testimoniano
la vitalità dello spirito
cosentino.
Nel 1707 agli Spagnoli successero gli
Austriaci; e nel 1799, dopo la proclamazione della
repubblica - che ebbe breve durata - ed
una effimera resistenza, la città venne occupata dai
"lazzari" del cardinale Ruffo
(originario della provincia).
Dall'occupazione francese ai giorni nostri
Dal 1806 al 1815 il nome di Cosenza ricorre frequentemente nelle cronache
meridionali per
l'accanita, valorosa quanto impari, resistenza organizzata
contro il predominio francese;
feroci repressioni caratterizzarono quella
triste epoca, e la città, culla della Carboneria,
vi ebbe nel 1813 i primi
martiri.
I moti insurrezionali del 1821 e quelli del 1837, preannunciarono
il Risorgimento; ad essi
seguirono quelli del 15 Marzo 1844, culminati nella
"nobile follia" dei Fratelli Bandiera e
dei loro seguaci, qui fucilati.
Largo tributo di sacrifici e vite umane avrebbe ancora dato Cosenza alle
campagne coloniali,
alla Grande Guerra del 1915-18, ed all'ultimo conflitto.
Va altresí, riconosciuta a Cosenza una
posizione preminente nel campo culturale: ancora oggi, le attività nel settore
sono tali e tante da costituire un punto di riferimento, e di paragone, in tutta
la Regione.
di Riccardo Brunetti
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