La conseguenza inevitabile


Iniziamo l'ultima esposizione di questa serie di lettere con una revisione di quanto detto precedentemente.
1) Tutto, quaggiù è soggetto alla legge “apparire, brillare, sparire”. Nulla di eterno si
può trovare in questo mondo. Il nostro fine è di ritornare alla casa del Padre sulla
base dell'ultimo vestigio divino che ancora sussiste in noi: l'atomo-scintilla di
Spirito.
2) “Il mio regno non è di questo mondo”. L'insieme del sistema umano si trova,
alternativamente, o da una parte o dall' altra dei velo, cioè, o nell' aldilà o nella vita
terrena. Alla morte, l'uomo giunge nel dominio dell'aldilà e non, secondo la credenza
comune, nel regno di Dio. L'uomo e il mondo si compongono di una parte visibile e
di una invisibile. Non si deve cercare di situare il regno di Dio in nessuno di questi
due aspetti - ancor meno nella parte invisibile del nostro campo d'esistenza – ma ben altrove.
3) Abbiamo anche definito la composizione dell' insieme dei sistema umano con i
suoi diversi corpi sottili e le loro forze nutritive, gli eteri.
4) Abbiamo cercato di spiegarle che l’uomo dialettico “è vissuto” secondo la legge di
causalità, che la sua tanto desiderata libertà è solo illusoria, che non v'è per lui libero
arbitrio e che non può disporre del suo destino in senso liberatore. L' uomo non si
conosce qual è in realtà; non è cosciente di essere prigioniero.
Pensare, sentire, desiderare e volere ci tengono tutti in stretta schiavitù.
Alla luce di queste considerazioni è opportuno aggiungere quanto segue: l'uomo attira
a se ciò che desidera, diventando così il giocattolo delle forze da lui stesso suscitate.
Ogni uomo prova l'imperioso bisogno di realizzare l'opera della sua vita e mette in
atto qualunque cosa per raggiungere questo obiettivo.
La natura dei suoi desideri non ha importanza; che essi siano umanamente buoni o
cattivi, rozzi o raffinati, la risposta sarà sempre in concordanza con questi desideri.
Ciò potrebbe farle dire: “Aspiro a Cristo, dunque il mio desiderio sarà colmato da Cristo”.
Rifletta una volta onestamente su ciò che intende per Cristo. Può darsi che la sua
aspirazione
sia in parte soddisfatta, ma certamente non dalle pure forze originali di Cristo, le
quali sono di una tutt'altra essenza. Cristo e il suo regno, infatti, non appartengono a
questa natura dialettica, in cui i desideri provengono esclusivamente dalla
coscienza-ego e dal sangue. Ora, l'io e il sangue non possono ereditare il regno di Dio.

Quando una tale aspirazione nasce dall' io, la risposta non può provenire che dalle
forze orizzontali della natura terrestre. Se, per esempio, Cristo le appare, lei è senza
alcun dubbio in contatto con i domini sottili dell'aldilà.
Scopre l’inganno? Invoca Cristo e non può né raggiungerlo né riceverlo, perché non
lo conosce. Così si spiega la delusione di tanti uomini che hanno implorato Dio
sinceramente e ai quali le Chiese non hanno potuto prestare un aiuto sufficiente.
Questi uomini non hanno veramente capito che il cammino di Cristo può essere
realizzato solo sulla base del principio
divino presente in noi e che quest'ultimo deve essere innanzitutto destato alla vita.
Non appena ci si propone di seguire Cristo, una spiegazione del “mistero della
rinascita dall'Acqua e dallo Spirito” s'impone.
Questa consiste in una rinascita sulla base della sostanza divina originale e dello
Spirito di Dio che abbraccia tutto.
E l’esigenza cristica fondamentale. E Paolo, il grande iniziato, ci svela questo
mistero: “Muoio tutti i giorni”. Con questa morte si intende la morte dell' io di cui
parla anche Budda. Nella misura in cui l'io diminuisce, Lui, l'originale, il Divino in noi, si desta alla vita.
Se invece restiamo quali siamo, l’Altro, che ci è “più vicino dei piedi e delle mani”, non può
manifestarsi. Il ritorno alla casa del Padre resta allora un' illusione. Non si tratta allora né di
cristianesimo, né di cammino cristico. Questa rinascita dall'Acqua e dallo Spirito è un
processo di sviluppo contemporaneo al declino della coscienza-ego. Per giungere ad
una nuova coscienza, alla coscienza dell'uomo-anima, è necessaria una
trasformazione radicale della personalità, la ricostruzione di un corpo-anima
assolutamente nuovo mediante l’acquisizione delle qualità della nuova anima. Anche
la conoscenza del cammino è indispensabile per una tale realizzazione. Si tratta di
sondare il nostro stato d'essere, senza di che non possiamo trasformarci scientemente.
L'aspirazione a questa conoscenza dev'essere la conseguenza dell'ardente desiderio,
scaturito dal cuore, di ristabilire il contatto intimo con Dio, la conseguenza della
nostalgia della casa del Padre. Realizzando questa duplice condizione, il candidato si
adopererà per vincere il suo io e per annientarlo definitivamente. Deve arrivare a
essere in questo mondo, ma non più di questo mondo.
Il processo di sviluppo che conduce dalla coscienza-ego alla coscienza universale è
un fatto
reale e logico. E' il cammino dei forti, degli interiormente forti. Si tratta di percorrere
il cammino che va dalla coscienza limitata alla coscienza senza limiti, che penetra e
conosce tutto; è questa onniscienza che si deve acquisire.
A tal fine è necessario vivere e dimostrare un tutt' altro comportamento, il
comportamento
dell'uomo-anima che si connette con il nuovo campo di vita, con il regno dei figli di Dio, per

quindi entrarvi. Le abbiamo abbozzato molto concisamente il cammino universale. A lei, ora,
di farsi un' idea più approfondita di questo processo. Non si tratta più soltanto di sfiorare la
conoscenza di sé, ma di essere confrontati con la conoscenza universale, l’unica in grado di
aprire nuove prospettive. Per arrivare a questa conoscenza le sarà necessario acquisire
il discernimento, che la farà passare progressivamente dallo stato di spettatore e ascoltatore a
quello di partecipante. Chi è sprovvisto di questa conoscenza si ferma spesso a cose futili.
Cerca i valori eterni dove questi non esistono.
Tenta disperatamente di raggiungere la sicurezza in questo mondo, senza
naturalmente
trovarla. Numerosi conflitti e tragiche delusioni ci attendono, se non comprendiamo
con il cuore che in questo mondo tutto, assolutamente tutto, è effimero. La totalità
della sofferenza umana proviene dal fatto che l'uomo si ostina a porre l'eternità nel tempo. Per questo ci è detto:
“Cercate prima dì tutto il regno di Dio e la sua giustizia e tutto il resto vi sarà dato in più”.
Queste parole ci mostrano chiaramente quale deve essere la nostra condotta.
Invece di sprecare tempo e energia per risolvere i nostri incessanti problemi, ci è chiesto di
prendere la ferma risoluzione di far ritorno alla casa del Padre, all'Origine. Come
fare? Adottando il nuovo comportamento, che consiste nel non rispondere alle
sollecitazioni di questo mondo retto dalla legge dei contrari: il giorno e la notte, la
luce e le tenebre, l’amore e l'odio, il bene e il male; queste coppie d'aspetti
appartengono infatti a questo mondo. E chiaro che l’uomo sostanzialmente cattivo
non ricerca il Divino. Chi si adopera per essere buono ricerca l’ideale in questo
mondo, ma questo non è ancora il Divino. Solo l'uomo che pur essendo in questo
mondo, non vi prende più parte, crea in sé un "vacuurn", un vuoto, in cui può dimorare
il Divino. Presso le religioni orientali questo “non essere” è designato con il
termine “Nirvana”. In questo “vacuum” può risuonare la parola di Cristo: “Non
sapete che siete un tempio di Dio?”. Pensi anche alla cacciata dei mercanti dal
tempio. Finché continuiamo a occuparci da mattina a sera delle cose di questo mondo,

 restiamo insensibili alla voce di Dio.


La voce interiore non può essere percepita se le influenze esteriori, i nostri desideri e
il nostro volere sono troppo forti. Se vogliamo percorrere il cammino della
liberazione, dobbiamo far tacere le voci esteriori, i nostri desideri e le nostre esigenze.

Solo in questo modo divenendo silenziosi, il contatto intimo con Dio può essere ristabilito.
Questo stato, tuttavia, non può essere raggiunto con ascesi o allenamenti, poiché questi sono

prodotti della nostra volontà. Vi si accede non porgendo più orecchio alle false suggestioni di
questo mondo, imparando a distinguere il reale dall'irreale. Per realizzare ciò, ogni
esaltazione mistica e ogni esercizio occulto devono essere banditi; sono necessarie
solo la conoscenza di sé e una profonda aspirazione all'Originale. Dobbiamo seguire
la via che conduce dall'istruzione alla conoscenza, dalla contemplazione alla
penetrazione, dalla vita all'esperienza.
L'uomo sembra pronto a tutto: idealista, scavalca barricate, rischia la vita per una moltitudine
di pretesi valori, è pronto a sacrificarsi per qualsiasi cosa, vuole anche credere in
Dio…sì, vi aspira!
Ma quando si tratta di modificare, seppur minimamente, il suo essere, ecco sorgere le
resistenze. Eppure - lo riconosca! - se restiamo quali siamo, il regno di Dio, la Terra
della vera vita, rimarrà per noi chiusa. E' assolutamente indispensabile vincere la
coscienza dialettica, perché la nuova coscienza possa prenderne il posto. Là dove la
luce risplende, le tenebre si dileguano: l'inimicizia non può stabilirsi dove esiste
l’amicizia. Si tratta di una legge molto semplice! Non è possibile, nello stesso tempo,
perseguire i beni di questo mondo e accedere al regno di Dio.
La porta della Scuola della Rosacroce si aprirà ampiamente a colui che aspira a
ristabilire
“l’unione con Dio”. Essa gli trasmetterà il puro insegnamento universale.
La Scuola Spirituale iniziatica mostra il cammino che conduce alla libertà della vita
in Dio,

il cammino di ritorno all' Originale e dà la forza per percorrerlo.
A lei, ora, di sapere se vuole, con l'aiuto della Scuola della Rosacroce e sostenuto
dall' insegnamento universale, realizzare le condizioni di ritorno alla casa paterna o se preferisce
continuare a collezionare altre dolorose esperienze di questa vita.
Speriamo vivamente che le sarà possibile prendere una decisione lucida e positiva.

 

 

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