ISIDE, LA DEA CHE CONQUISTO' L' OCCIDENTE
Le
prime tracce di questa antichissima divinità risalgono a 4.500 anni fa. Nacque
dall' unione tra il cielo e la terra e fin dall' inizio fu la protettrice del
popolo egizio. Piaceva alle donne, ai poveri, agli schiavi e alle innamorate
deluse. Il suo culto penetrò nell' antica Roma seducendo gli imperatori. Gli
aspetti esoterici ed ermetici della sua religione finirono con l'interessare la
cultura rinascimentale.
Roma "Salve Regina, madre di dio, tu che dai la vita... Grande,
potente, sovrana di tutti gli dei, maga dai consigli eccelsi... E'
per ordine tuo che il re sale sul trono...".
Basta
leggere queste preghiere per scovarci, ritmi e speranze che hanno accompagnato
fino a oggi le fedi della gente mediterranea. Sono incise su un pilone del
tempio di Philae, la sua isola-santuario che galleggia sul lago Nasser, nel
profondo sud dell' Egitto, a segnare i confini con la Nubia.
Ad
avvicinarla ancor più a noi, poi, c' è quella sua immagine di dea madre,
ripetuta in mille statue: lei, seduta sul trono che porge il seno ad allattare
la sua creatura.
A vederla così, di primo acchito, è davvero una Madonna. Una surreale madonna
egizia resa
ancor più strana dalle corna di Hathor che l' incoronano impadronendosi del
sole... Ma, pur sempre, una madonna con bambino.
Solo a saperne di più, se ne scopre il perché.
albero genealogico degli antichi dei egizi: "All' inizio c' era il Vuoto
che accoppiandosi con Tefnut generò Geb (la Terra) e Nut (il Cielo). Da loro
nacquero quattro figli: Osiride e Iside, Seth e
Nefti. Solo Osiride, però, diventa sovrano suscitando l' odio di Seth che
finirà per ucciderlo. Iside non si dà pace fin quando non ritrova e ricompone
il corpo del fratello amato. Con le sue parole
magiche, il suo amore e il pianto rituale che serve a risvegliare il cadavere,
lo rianima a tal punto da poter concepire con lui un figlio postumo, Horus. A
questo punto Iside, già sorella, sposa,
vedova, è anche madre: deve proteggere la sua creatura, farla crescere forte
per permettergli di vendicare suo padre e riprenderne il ruolo". Ora, come
Grande Madre, la dea si fa interlocutrice consueta senza bisogno di sacerdoti
intermediari: è familiare per ogni altra mamma d' Egitto che sta in pena per i
suoi bambini. Così è lei che protegge i piccoli di tutti: sorveglia il parto,
dà consigli contro il veleno dei serpenti e degli scorpioni, ascolta le
preghiere, appare in sogno... Pian piano coagula il sapere delle donne, delle
guaritrici, delle mammane di allora. Nello stesso tempo non solo continua ad
assicurare la vita dopo la morte (com' era riuscita a fare con Osiris) ma anche
a dare fertilità a chi non l' ha". Virtù eccelsa in un mondo duro, con i
campi da arare, i raccolti pesanti, dove non avere figli e braccia a
disposizione significava rischiare vecchiaie di miseria. E infatti la sua festa
coincideva con la piena del Nilo, quando il fiume sacro usciva dal suo letto
per fecondare la terra e assicurare cibo per tutti". Il tempio di Hebit
nel delta apre un nuovo capitolo: "...Ora, e siamo intorno al VI secolo
a.C., sul trono c' è la dinastia di Sais, i saitici.
Furono loro a costruirlo. E' con loro che Iside cominciò a viaggiare fuori
dall' Egitto: questi faraoni, fecero largo uso di mercenari libici ma
soprattutto greci, i più organizzati". Sarà stata la nostalgia, sarà che
il Mediterraneo mischia tutto, fatto sta che in Iside quei soldati ci videro
Demetra. Nel suo sposo sfortunato, Osiris, riconobbero Dionisos. Pregavano
questi antichi
dei egizi e sognavano casa, i loro cari, l' Olimpo troppo lontano per proteggerli.
I viaggi tra la costa egizia e Delo, frequenti e tutto sommato veloci se il
vento e Iside erano propizi, fecero il
resto. Demetra regalò a Iside i suoi misteri, i rituali di iniziazione, la
passione per i segreti. E Iside, al solito, come aveva già fatto con tante
altre divinità femminili egizie, assorbì tutto e
divenne ancora più grande, potente, talvolta inquietante. "Ormai
Iside" prosegue il professore "è più o meno la Iside che conquisterà
il mondo di allora, quella che arriverà a Roma e con
le legioni romane dappertutto. Adesso, però, chiede ai suoi fedeli di
rispettare il suo credo,
avere una vita isiaca chè solo così rinasceranno a nuova vita, come premio
eterno". Anche Osiride, nel frattempo, è cambiato: ora i Tolomei, satrapi
dell' Egitto dopo la morte di Alessandro del 323, lo chiamano Serapis. Lo
ritraggono un po' come Zeus, e credono, o almeno fingono di credere,nella sua
onnipotenza. Gli erigono templi (uno, il più famoso, proprio vicino al Faro di
Alessandria), lo fanno sempre più sacro. Del resto, quella coppia divina di
fratelli-sposi, così amata nella terra che dovevano governare, a loro doveva
fare anche comodo visto che il matrimonio tra fratelli nella genia dei Tolomei
fu una costante per tre secoli. Ad Alessandria, poi, Iside si è fatta davvero
bella, grazie agli scultori ellenisti che le hanno dato nuova femminilità. Le
vie del Mediterraneo sono infinite, Iside che le protegge, le percorre tutte.
Un Iseo a Pozzuoli dove arrivava il grano d' Egitto e il marmo di Grecia, un
altro a Pompei, un altro ancora nel porto di Ostia, in Gallia, in Britannia e
in Spagna.
Piaceva quella dea. Piaceva alle donne, ai poveri, agli schiavi, alle
innamorate deluse... Conquistò Roma, quella del popolino, prima, quella degli
imperatori, poi. Al potere faceva paura, come ogni setta segreta. Eppure ce la
fece: così il suo Iseo, che sorgeva meraviglioso dov' è ora la Chiesa di Santa
Maria sopra Minerva, era frequentatissimo. Ormai persino gli imperatori dopo
averla contrastata, soprattutto quando Cleopatra, nuova Iside, faceva paura
riuscendo a irretire ogni grande romano, arrivava da Alessandria,
l' avevano accettata a furor di popolo: Caligola, Nerone, Diocleziano, Adriano.
Poi, però, su lei e sull' intero pantheon romano, vinse Cristo.
Ad
affiancarlo, e sostituire Iside nei cuori delle donne, arrivò un' altra madre,
vergine e nutrice; a proteggerlo ci pensò, con violenza, Teodosio che chiudendo
i templi pagani in tutto l' impero ammutolì per sempre l' Egitto.
Ma
qualcosa di lei rimase, anche la seconda vita della dea, quella rinascimentale,
quando venne resuscitata decifrando a stento brandelli di memoria che i testi
classici avevano salvato dai
rigori cristiani. E' un' Iside, più maga che dea, filtrata attraverso mille
alambicchi mentali dagli intellettuali del Cinque e Seicento. Esoterica,
simbolica, ermetica e fascinosa com' è finisce a far da papessa nei tarocchi,
da mito per i massoni, ma anche a dar poesia al Flauto magico, a rendere
fantastiche le stampe del Piranesi, a costruire con lucida follia libri e
architetture.
Nel '67, Jurgis Baltrusaitis, uno dei più pirotecnici
storici dell' arte che il nostro secolo abbia avuto, ripubblicò "La
ricerca di Iside", una sua dettagliatissima fascinosa esplorazione tra
arte, letteratura e geografia sulla diffusione dell' antico mito.
I nomi della Grande
Madre sono tanti: Inanna per i Sumeri, Ishtar per gli Accadi, Anat ad Ugarit,
Atargatis in Siria, Artemide-Diana ad Efeso, Baubo a Priene, Aphrodite-Venere a
Cipro, Rea o Dictinna a Creta, Demetra ad Eleusi, Orthia a Sparta, Bendis in
Tracia, Cibele a Pessinunte, Ma in Cappadocia, Bellona a Roma.
In Egitto il suo nome
è Iside. Figlia di Nut, dea del Cielo, e di Geb, dio della Terra. Sposa di
Osiride, ucciso da Seth, dio del deserto, e risorto per opera della stessa
Iside.
Iside è la madre di
Horus, il dio fanciullo che appare in numerose rappresentazioni in braccio ad
Iside che lo allatta. Osiride si reincarna in Horus, nato dall'unione con Iside
dopo la resurrezione.
La triade Iside,
Osiride ed Horus rappresenta la continuità della vita, la vittoria sulla morte,
la vita oltre la morte.
Con l'avvento della
dinastia tolemaica (323 a.C.) il culto di Iside si diffuse in tutto il
Mediterraneo. Iside divenne il prototipo della Madre e del Figlio.
Si trovano
testimonianze del culto di Iside ad Atene, a Titorea presso Delfo (dove si
trovava il più sacro dei santuari greci di Iside), in molti centri della
Grecia, nelle isole dell'Egeo (in particolare a Delo), in Asia Minore, in
Africa settentrionale, in Sicilia, in Sardegna, in Spagna, in Italia
(soprattutto in Campania a Pompei, Pozzuoli, Ercolano), in Gallia e in
Germania.
A Roma il culto ebbe
un grande successo.
Verso l'88 a.C. era in
funzione a Roma un collegio di pastophori: una confraternita di sacerdoti che
portavano nelle processioni piccole edicole con le immagini divine.
Nel 65 a.C. un altare
dedicato ad Iside sul Campidoglio venne distrutto per ordine del Senato.
I seguaci di Iside,
appartenenti a tutte le classi sociali, furono coinvolti nelle lotte politiche
e sociali degli ultimi tempi della Repubblica. Il Senato ordinò la distruzione
di templi, altari e statue della dea nel 58, nel 54, nel 50 e nel 48 a.C.
Nel 50 a.C. il console
Emilio Paolo non trovò nessun operaio disposto ad abbattere il santuario di
Iside.
Nel 43 a.C. i
triumviri (Antonio, Ottaviano e Lepido) promisero di consacrare un tempio
isiaco a spese della Repubblica. Ma la promessa non venne mantenuta.
Dopo la battaglia di
Azio (31 a.C.) e la morte di Cleopatra e di Antonio, le
persecuzioni contro i culti greco-egiziani ripresero.
Nel 28 a.C.
Augusto proibì il culto di Iside entro il recinto sacro della città
(pomoerium).
Nel 21 a.C. Agrippa,
in assenza di Augusto, proibì i culti alessandrini entro un chilometro e mezzo
dalla città.
Nel 19 d.C.
Tiberio fece demolire il tempio di Iside e gettare nel Tevere la statua
della dea.
La situazione cambiò
con Caligola , pronipote di Augusto e di Antonio, che costruì un grande tempio
dedicato ad Iside in Campo Marzio: l'Iseo Campense.
Claudio, Nerone e
Vespasiano diedero il loro appoggio al culto della dea. Vespasiano, prima
di festeggiare insieme al figlio Tito la vittoria sugli ebrei ribelli,
trascorse una notte di preghiera nell'Iseo per ringraziare la grande dea. Nel
71d.C. venne coniata una medaglia con l'Iseo Campense.
Domiziano si salvò dai
partigiani di Vitellio nascondendosi in una processione isiaca. Quando l'Iseo
Campense venne distrutto da un incendio nell'80 d.C. Domiziano lo ricostruì.
Nel secondo secolo
d.C. Roma divenne il centro della religione di Iside: divenne la sacrosancta
civitas secondo la denominazione di Apuleio nelle Metamorfosi.
Adriano volle
costruire nella sua villa imperiale di Tivoli un Canopo in miniatura culminante
in un Serapeo.
Nel 126 d.C. inaugurò
un santuario dedicato ad Iside a Luxor. Nel 127 fece costruire ad Ostia un
Iseo.
Marco Aurelio
invocò l'ausilio degli dei egiziani per salvarsi durante una crisi militare in
Bosnia.
Commodo si fece
rasare come un pastoforo. Le monete del suo tempo lo mostrano in compagnia di
Iside e di Serapide.
Settimio Severo
favorì il culto isiaco. Sulle monete di Julia Domna, seconda moglie
dell'imperatore, si vede Iside che allatta Horus.
Caracalla (188)
riammise il culto isiaco entro i confini sacri della città di Roma. La
religione della grande dea raggiunse il suo apogeo.
Alessandro Severo
(208-235) restaurò l'Iseo Campense e gli altri templi della dea.
Diocleziano (245-316),
che regnò fino al 305 d.C. quando decise di abdicare, costruì probabilmente
l'Iseo della III Regio (quartiere) di Roma. Fece coniare molte monete con la
dea Iside.
In tutto l'Impero
Romano si ritrovano simboli della dea su gioielli, spille, fermagli, anelli.
Vennero costruiti santuari, statue e monumenti in molte località.
Due solenni festività
legate a Iside venivano celebrate nell'Impero Romano: il Navigium, o vascello
di Iside, il 5 marzo e l'Inventio di Osiride, dal 29 ottobre al 1° novembre.
Questa felice era ebbe
termine nel 312 con l'avvento al trono di Costantino.
Dopo l'editto di
Costantino (313 d.C.) i cristiani iniziarono a perseguitare le altre religioni.
Nel 380, con l'editto
di Tessalonica, Teodosio dichiarò il cristianesimo religione di stato. Tutti
gli altri culti furono proibiti, i templi distrutti, le statue abbattute, i
sacerdoti e i fedeli processati dalle autorità o linciati dalle folle guidate
da vescovi e monaci fanatici.
Nel 391 Teofilo, il
patriarca cristiano di Alessandria, chiamò i monaci a "purificare" la
città del Serapeum.
Nel 394 vennero
celebrati gli ultimi riti ufficiali in onore di Iside a Roma.
Nel 396 il barbaro
Alarico, re dei Goti, al cui seguito erano gli "uomini vestiti di
nero" (i monaci cristiani), incendiò il santuario di Eleusi.
Nel 415 un gruppo di
monaci cristiani, seguaci del patriarca di Alessandria, Cirillo, linciò Ipazia,
donna che aveva raggiunto una grande fama nella filosofia e nella matematica,
figura rilevante della scuola neoplatonica, esponente del mondo intellettuale
pagano. Con la sua morte iniziò il declino di Alessandria come centro
culturale.
Nel 431 i vescovi
cristiani si erano riuniti ad Efeso, la città sacra alla dea Artemide, una
delle manifestazioni della Grande Madre. Il Concilio decretò che Maria, madre
di Gesù, doveva essere chiamata Theotokos, Mater Dei, Madre di Dio. L'antico
titolo della grande dea Iside.
Nel 536 l'imperatore
Giustiniano ordinò la chiusura dell'ultimo tempio di Iside, situato
nell'isola di File sul Nilo ai confini con la Nubia, e lo fece trasformare in
una chiesa cristiana.
Era finito , forse,
per sempre il culto della "Dea dai molti nomi"
REGINA CAELI LAETARE
REGINA DEL CIELO RALLEGRATI
Preghiera a Iside
(Apuleio, Metamorfosi XI, 2)
Regina
caeli, sive tu Ceres alma frugum parens originalis, quae,
repertu
laetata filiae, vetustatae glandis ferino remoto pabulo,
miti
commostrato cibo nunc Eleusiniam glebam percolis;
O Regina del
cielo, tu feconda Cerere, prima creatrice delle messi,che,
nella gioia
di aver ritrovato tua figlia, eliminasti l'antica usanza di nutrirsi di ghiande
come le fiere, rivelando agli uomini un cibo più mite, ora dimori nella terra
di Eleusi;
seu tu
caelestis Venus,
quae primis rerum exordiis sexuum diversitatem generato
Amore
sociasti et aeterna subole humano genere propagato nunc circumfluo Paphii
sacrario
coleris;
tu Venere
celeste, che agli inizi del mondo congiungesti la diversità dei sessi facendo
sorgere l'Amore e propagando l'eterna progenie del genere umano, ora sei
onorata nel tempio di Pafo
che il mare circonda;
seu Phoebi soror,
quae partu fetarum medelis lenientibus recreato populos tantos educasti
praeclarisque nunc veneraris delubris Ephesi;
tu [Diana] sorella di Febo,
che, alleviando con le tue cure il parto alle donne incinte,
hai fatto nascere tanti popoli,
ora sei venerata nel tempio illustre
di Efeso;
seu nocturnis ululatibus
horrenda Proserpina
triformi facie larvales impetus comprimens terraeque claustra cohibens lucos
diversos inerrans vario cultu propitiaris;
tu Proserpina,
che la notte con le tue urla spaventose
e col tuo triforme aspetto
freni l'impeto degli spettri
e sbarri le porte del mondo sotterraneo,
errando qua e là per le selve,
accogli propizia
le varie cerimonie di culto;
ista luce feminea conlustrans cuncta moenia et udis ignibus
nutriens laeta semina et solis ambagibus dispensas incerta lumina;
tu [Luna] che con la tua femminile luce rischiari ovunque le
mura delle città
e col tuo rugiadoso splendore
alimenti la rigogliosa semente
e con le tue solitarie peregrinazioni spandi il tuo incerto chiarore;
quoque nomine, quoque ritu,
quaqua facie te fas est invocare:
con qualsiasi nome, con qualsiasi rito,
sotto qualunque aspetto
è lecito invocarti:
tu meis iam nunc extremis aerumnis subsiste, tu fortunam
conlapsam adfirma, tu saevis exanclatis casibus pausam pacem tribue.
concedimi il tuo aiuto
nell'ora delle estreme tribolazioni, rinsalda la mia afflitta fortuna,
e dopo tante disgrazie che ho sofferto dammi pace e riposo.
Iside Regina
(Apuleio, Metamorfosi XI, 5)
Rerum naturae parens,
elementorum ominium domina, saeculorum progenies initialis, summa numinum,
regina manium,
prima caelitum,
deorum dearumque facies uniformis,
quae caeli luminosa culmina,
maris salubria flamina,
inferum deplorata silentia nutibus meis dispenso:
Io sono la genitrice dell'universo,
la sovrana di tutti gli elementi,
l'origine prima dei secoli,
la totalità dei poteri divini,
la regina degli spiriti,
la prima dei celesti;
l'immagine unica di tutte le divinità maschili e femminili:
sono io che governo
col cenno del capo
le vette luminose della volta celeste,
i salutiferi venti del mare,
i desolati silenzi degli inferi.
cuius nomen unicum
multiformi specie,
ritu vario,
nomine multiiugo
totus veneratur orbis.
Indivisibile è la mia essenza,
ma nel mondo io sono venerata ovunque sotto molteplici forme,
con riti diversi, sotto differenti nomi.
Inde primigenii Phryges Pessinuntiam deum matrem,
Perciò i Frigi, i primi abitatori della terra, mi chiamano
madre degli dei [Grande Madre, Cibele],
adorata in Pessinunte;
hinc autocthones Attici Cecropeiam Minervam,
gli Attici autoctoni, Minerva Cecropia;
illinc fluctuantes Cyprii Paphiam Venerem,
i Ciprioti bagnati dal mare,
Venere di Pafo;
Cretes sagittiferi Dictynnam Dianam,
i Cretesi abili arcieri, Diana Dictinna;
Siculi trilingues Stygiam Proserpinam,
i Siciliani trilingui, Proserpina Stigia;
Eleusinii vetusti Acteam Cererem,
gli abitanti dell'antica Eleusi,
Cerere Attea;
Iunonem alii, Bellonam alii,
alcuni Giunone; altri Bellona;
Hecatam histi, Rhamnusiam illi,
gli uni Ecate; gli altri Rammusia [Nemesis].
et qui nascentibus dei Solis
inchoantibus (et occidentis inclinantibus) inlustrantur radiis Aethiopes
utrique priscaque doctrina
pollentes Aegyptii
caerimoniis me propriis percolentes appellant
vero nomine reginam Isidem.
Ma le due stirpi degli Etiopi, gli uni illuminati dai raggi
nascenti
del dio Sole all'alba, gli altri da quelli morenti al tramonto, e gli Egiziani
valenti per l'antico sapere, mi onorano con riti che appartengono a me sola, e
mi chiamano
col mio vero nome: Iside Regina.
Riferimenti
bibliografici:
Apuleio
Le metamorfosi o l'Asino
d'oro
Rizzoli
Bresciani E. (a cura
di)
Letteratura e poesia dell'Antico
Egitto
Einaudi
De Rachewiltz
B.
I miti egizi
TEA
Donadoni
S.
Testi religiosi egizi
TEA
Eliade
M.
Storia delle credenze e delle idee
religiose Sansoni
Ferguson
J.
Le religioni nell'Impero Romano
Laterza
Hart
G.
Miti
egizi
Mondadori
James E.
O.
Gli eroi del mito
Il Saggiatore
Meeks D. - Favard Meeks Ch. La vita quotidiana degli egizi e dei loro
dei Rizzoli
Plutarco
Iside e
Osiride
Adelphi
Puech
H.-C.
Le religioni del mondo classico
Mondadori
Rundle Clark
R.T.
Mito e simbolo nell'antico Egitto
Il Saggiatore
il testo di
SeleneBallerini, i sette veli di Iside, prima della pubblicazione in cartaceo è
stato pubblicato sugli spazi di akkuaria http://www.akkuaria.net/iside/
Nel 2002, edito da
Atanòr di Roma, è uscito il suo saggio Il Corpo della Dea. Giochi e Misteri
della Sapienza Femminile.
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Origine del Natale
Dalle ore zero del giorno 21 dicembre di ogni anno le giornate cominciano ad
allungarsi. L'asse terrestre, nell'emisfero settentrionale, comincia a
modificare la sua inclinazione rispetto al sole: l'inverno è al suo culmine, da
quel momento si va verso la nuova stagione, comincia la primavera astronomica.
L'eterno ritmo della natura, dopo averci fatto toccare il fondo delle giornate
oscure e fredde, ci riconduce nuovamente verso la stagione del sole e della
vita.
Per gli antichi questo giorno, che chiamavano il solstizio d'inverno, cadeva il
25 dicembre e lo si celebrava con una festa ricca di strani significati.
Tracce di celebrazioni "natalizie" legate a queste vicende cosmiche,
alla nascita cioè dell'anno nuovo, si trovano intorno alla data del 25
dicembre, presso le primitive religioni persiane, fenice,siriane, peruviane,
messicane, indù.
Come lo festeggiavano gli antichi
Nella Persia antica il solstizio invernale era celebrato cantando l'inno che
narrava la nascita del mondo.
In Alessandria d'Egitto esso ebbe la sua più completa espressione, prima
dell'era cristiana, nella grande festa del Natale di Horus. Le statue della dea
madre Iside, col piccolo in grembo o attaccato al seno, venivano portate in
processione di notte verso i campi al lume delle torce.
C'è nella versione greca il testo delle acclamazioni che la folla rivolgeva
all'immagine, nonché la serie delle invocazioni che si cantavano durante la
processione, le cosiddette "litanie di Iside" la cui perfetta
concordanza con le attuali litanie della Madonna non può non stupire.
Iside era chiamata "stella mattutina", "stella del mare",
"porta del cielo", "sede della sapienza".
In Roma pagana lo stesso significato avevano le feste d'inverno che si
celebravano due o tre secoli prima della nascita di Cristo, note con il nome di
Saturnali o feste di Saturno.
I Saturnali romani avevano inizio il giorno 19 dicembre e di prolungavano fino
al successivo 25.
Erano feste di gioia, di rinnovamento, di speranza per il futuro e in tale
occasione si rinnovavano i contratti agrari.
Nel corso dell'ultimo cinquantennio precedente la nascita di Cristo, a Roma fu
introdotto il culto del Dio Sole, introdotto probabilmente dalle legioni
reclutate in Siria e dagli schiavi orientali. Il primo Dio solare di Roma fu
Deus Sol Elagabalus, il secondo dio solare fu Sol Invictus, poi succedettero
Sol Invictus Elagabalus e Sol Invictus Mithras.
Come la festa pagana diventò cristiana
Il Cristianesimo inserì nelle proprie concezioni religiose tradizioni popolari
preesistenti, e fu così che il giorno natalizio del dio solare e agricolo
dell'Egitto e della Persia, cadente nel solstizio d'inverno, diventò il Natale
cristiano: la statua di Iside che allatta Horus diventò quella della Madonna
che allatta il sacro Bambino.
Non fu facile, però, perché utilizzare la data del 25 dicembre significava
mettersi in contrasto col racconto evangelico di S.Luca, il più completo
sull'argomento, il quale narrando di pastori che passano la notte all'aperto
evocava piuttosto un ambiente primaverile, che non il freddo periodo invernale.
Poi c'era la precedente tradizione cristiana che fissava la nascita di Cristo
in un giorno di primavera: Clemente di Alessandria l'aveva stabilita il 19
aprile, altri padri della Chiesa il 18 aprile, altri ancora il 29 maggio e il
28 marzo.
Fu dopo molte discussioni ed esitazioni che i vescovi di Roma scelsero il 25
dicembre.
Il calcolo dei Vescovi
La data del 25 dicembre fu ricavata calcolando gli anni di Cristo a ritroso,
partendo cioè dalla cifra "magica" di 33, quanti sono gli anni che il
figlio di Dio avrebbe trascorso sulla terra. Essendo stata fissata in
precedenza la morte di Cristo al 25 marzo, presumendo dunque che essa fosse
caduta 33 anni esatti dopo la sua incarnazione, che quindi veniva fissata
anch'essa a un 25 marzo, la nascita non poteva essere avvenuta che nove mesi
dopo la sua incarnazione nel ventre di Maria e precisamente il 25 dicembre.
Il Natale oggi
La festa della Natività di Gesù, il Natale, quale lo conosciamo oggi, è
divenuta la maggior festa ufficiale della cristianità solo in tempo
relativamente recente.
Le sue prime tracce come festività cristiana si incontrano solo intorno al
terzo secolo dopo Cristo e il suo definitivo affermarsi solo a metà del quarto
secolo.
L'osservanza della festa natalizia fu introdotta in Antiochia solo verso il 375
dopo Cristo e in Alessandria solo dopo il 430.
Questa è la storia del
Natale. E' una storia bella, poetica, creata dagli uomini per far posto a un
poco di speranza e di letizia anche nel cuore dell'inverno più duro, quando
sembra che tutto sia morto e sterile e invece il seme comincia a germinare
nella terra e ha inizio la rivoluzione delle stagioni e la rapida, felice corsa
dei giorni verso la fioritura di primavera.
la nascita di Gesù
La nascita di Gesù, dal Vangelo di S.Matteo
La nascita di Gesù Cristo avvenne così: Maria, sua madre, sposata a Giuseppe,
prima che fossero insieme, si scoperse incinta di Spirito Santo. Ora Giuseppe,
marito di lei, essendo giusto e non volendo esporla all'infamia, pensò di
rimandarla segretamente. Mentre egli stava in questo pensiero, ecco un angelo
del Signore gli apparve in sogno dicendo: - Giuseppe, figlio di David, non esitare
a prender Maria in tua consorte; invero quel ch'è nato in lei, è da Spirito
Santo. Partorirà un figliolo, cui porrai nome Gesù; perché egli libererà il suo
popolo dai loro peccati.
E tutto ciò avvenne affinché s'adempisse quanto fu detto dal Signore per bocca
del profeta: "Ecco, la Vergine concepirà e partorirà un figliuolo e per
nome lo chiameranno Emanuele: che s'interpreta "Dio con noi".
Scossosi Giuseppe dal sonno, fece come gli aveva ordinato l'angelo del Signore
e prese con sé la sua consorte. Ed egli non la conobbe fin tanto che partorì il
suo figlio primogenito e lo chiamò per nome Gesù
Nascita di Gesù, dal vangelo di S. Luca
In quei giorni uscì un editto di Cesare Augusto per fare il censimento di tutto
l'Impero. Questo primo censimento fu fatto mentre Cirino era preside della
Siria.
E andavano tutti a dare il nome, ognuno alla sua città. Anche Giuseppe andò a
Nazaret di Galilea, alla città di David, chiamata Betlem, in Giudea, per esser
lui del casato e famiglia di David, a dare il nome, insieme con Maria a lui
sposata in moglie, la quale era incinta. E avvenne che, mentre ivi si
trovavano, si compì per lei il tempo del parto; e partorì il figlio suo
primogenito, lo fasciò e lo pose in una mangiatoia, perché non trovarono posto
nell'albergo. E nello stesso paese c'erano dei pastori che pernottavano
all'aperto e facevano la guardia al loro gregge. Ed ecco, apparve innanzi ad
essi un angelo del Signore e la gloria del Signore rifulse su loro e
sbigottirono per gran timore. E l'angelo disse loro:- Non temete, che eccomi a
recarvi l'annunzio di grande allegrezza la quale sarà per tutto il popolo;
infatti oggi v'è nato un Salvatore che è Cristo Signore, nella città di David.
Questo per voi è il segnale: troverete un bambino avvolto in fasce, giacente in
una mangiatoia.
E a un tratto si raccolse presso l'angelo una schiera della milizia celeste che
lodava Dio dicendo:-Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli
uomini di buona volontà-.
E poi che gli angeli si furono ritirati da essi verso il cielo, i pastori
presero a dir tra loro:-Andiamo sino a Betlem a veder quant'è accaduto, come il
Signore ci ha manifestato-.
E andarono di buon passo e trovarono Maria, Giuseppe e il bambino giacente
nella mangiatoia. E vistolo, si persuasero di quanto era stato detto loro di
quel bambino. E quanti ne sentirono parlare, stupirono delle cose riferite loro
dai pastori. Maria poi riteneva tutte queste cose, collegandole in cuor suo. E
i pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quel che
avevano udito e visto, com'era stato detto loro.
Infanzia e adolescenza di Gesù (da
"La vita di Gesù" di Ernesto Renan)
Gesù nacque a Nazareth, piccola città della Galilea, che non conobbe alcuna
celebrità prima di lui. In tutta la sua vita egli venne designato con nome di
Nazareno e solo a fatica la leggenda riuscì a farlo nascere a Betlemme. Si
ignora la data esatta della sua nascita; avvenne sotto il regno di Augusto,
verso l'anno 750 di Roma, probabilmente qualche anno avanti il primo dell'era
che tutti i popoli civili fanno decorrere dal giorno della sua nascita. Il nome
impostogli di Gesù è un'alterazione di Josuè, nome assai comune…
Egli proveniva dal popolo. Giuseppe suo padre e Maria sua madre erano gente di
mediocre condizione, artigiani che vivevano del loro lavoro, in quello stato
comunissimo in Oriente, né agiato né misero. Era quasi inutile il privilegio
del ricco dato che il vivere semplicissimo di quei paesi non lasciava avvertire
la necessità del confortevole: così tutti si trovavano in condizione di povertà
volontaria…
La famiglia era molto numerosa: forse c'erano stati più matrimoni invece di
uno. Gesù aveva fratelli e sorelle, e pare che fosse il maggiore. Tutti sono
rimasti sconosciuti; infatti sembra che i quattro personaggi che vengono dati
come suoi fratelli dei quali uno almeno, Jacopo, ebbe una grande importanza nei
primi anni dello svolgimento del cristianesimo, fossero suoi cugini germani.
Maria aveva una sorella chiamata anch'essa Maria, che si sposò ad un certo
Alfeo o Cleofa (questi nomi sembrano indicare una sola persona) e fu madre di
parecchi figli, i quali sostennero un ruolo molto importante tra i primi
discepoli di Gesù. Mentre i suoi vari fratelli gli si opponevano, questi cugini
germani divennero fedeli del giovane Maestro e presero il titolo di
"fratelli del Signore".
I veri fratelli di Gesù, come del resto la loro madre, non divennero importanti
che dopo la morte di lui. E sembra che neppure allora venissero considerati
quanto i loro cugini che si erano convertiti molto più spontaneamente ed erano
dotati di temperamenti più spiccati ed originali. Il loro nome era così oscuro
che quando l'evangelista mette in bocca a gente di Nazareth l'enumerazione dei
fratelli secondo natura, come primi nomi si presentano alla sua mente quelli
dei figli di Cleofa.
Le sorelle di Gesù si sposarono a Nazareth. Qui egli trascorse l'adolescenza.
Nazareth era una piccola cittadina posta in una piccola valle che si apriva
sulla vetta di quel gruppo di montagne che cinge a settentrione la pianura di
Esdrelon. Il freddo nell'inverno era acuto, molto sano il clima. Come tutte le
borgate giudee di quel tempo, Nazareth era un gruppo di casupole fabbricate
senza decoro, dall'aspetto povero e arido. Eppure le sue case ineleganti non
erano sgradevoli alla vista…
Bibliografia
Le notizie del presente studio sono state tratte dai Vangeli di S.Luca e di
S.Matteo, da "La vita di Gesù" di Renan, dal Dizionario Enciclopedico
Moderno "Labor" e da pubblicazioni con la consulenza di Raffaele
Pettazzoni, professore di Storia delle Religioni all'Università di Roma e di
Ambrogio Donini, docente di Storia del Cristianesimo all'Università di Roma.
Dizionario
Antiochia: città della Turchia
ritenuta per vastità e numero di abitanti (oltre 300.000) la maggiore città
dell'Oriente antico e una delle più importanti del mondo. Ad essa affluivano
mercanti dalla Persia, dalla Mesopotamia, dall'India e dalla Cina. Quando la
Siria divenne provincia romana, ne fu la capitale. Nel 637 cadde in potere
degli Srabi e poi dei Turchi, ai quali venne tolta dai Crociati dopo 5 mesi di
assedio (1098).
Fu così capitale di un principato cristiano per 170 anni, poi cadde di nuovo
sotto i Turchi che la devastarono. Fu sede di una delle sette Chiese cristiane
primitive, visitata da S.Pietro e da S.Paolo.
Asse terrestre: retta immaginaria
terminante ai poli, intorno alla quale la Terra compie il moto diurno, girando
intorno a se stessa da ponente a levante,
Clemente di Alessandria:
fondatore della Chiesa Alessandrina, uno dei Padri della Chiesa. Santo
(150-217). Cercò di mettere il cristianesimo in armonia con la filosofia
platonica. Come poeta cristiano è noto soprattutto per l'Inno al Redentore.
Conformisti: coloro che in
qualsiasi campo, per quieto vivere, seguono la dottrina di chi comanda.
Cosmo: (dal greco kosmos, che
vale ordine) Universo, in quanto armonia.
Emisfero settentrionale: metà
dello sferoide terrestre, a nord dell'equatore.
Hor: Dio giovanile
dell'antico Egitto, simbolo del Sole che nasce, considerato in seguito figlio
di Iside e Osiride e più tardi come Dio del silenzio. Era rappresentato in
figura di falco.
Iside: Dea egiziana, la sola
che avesse culto in tutto l' Egitto. Madre di Horus, fu invocata come maga
nelle malattie; alle sue lacrime erano attribuite le benefiche inondazioni del
Nilo.
Ignavia: Pigrizia, inerzia,
viltà.
S.Luca: nato in Antiochia,
medico e compagno di S.Paolo nella propagazione e nell'organizzazione della
primitiva Chiesa cristiana, autore del terzo "Vangelo canonico" e
degli "Atti degli Apostoli"
S.Matteo: nato a Cafarnao, in
Galilea, uno dei 12 apostoli; seguì Gesù abbandonando la professione di
pubblicano (gabelliere). Scrisse il primo dei Vangeli verso il 60-70 in
ebraico-aramaico. E' patrono degli agenti delle imposte.
Rivoluzione: movimento di un astro
intorno ad un altro, secondo un'orbita. Essendo l'asse terrestre inclinato, il
moto di rivoluzione terrestre determina la diversa durata del dì e della notte
e l'avvicendarsi delle stagioni.
Saturnali: le più popolari e
diffuse feste religiose presso gli antichi Romani, corrispondenti per l'epoca
annuale (17-23 dicembre) al ciclo delle nostre feste natalizie e, per il loro
carattere al nostro carnevale. Si celebravano in onore di Saturno che aveva
instaurato nel Lazio l'abbondanza e l'eguaglianza fra gli uomini. Quei tempi
felici si rievocavano con l'astensione dal lavoro, con banchetti, doni e
godimenti di ogni genere.
Saturno: Dio del benessere
agricolo nell'antica Roma.
Solstizio invernale: il nucleo più antico
che sta al fondo di tutte le leggende natalizie, quello che gli uomini avevano
identificato già migliaia di anni prima della nascita di Cristo, è certamente
costituito dal significato astronomico della giornata del solstizio invernale.
Il solstizio d'inverno è il giorno in cui il nostro emisfero, superato il punto
di maggior distanza dal sole, riprende il cammino verso la buona stagione. E'
dunque il giorno in cui nasce e si inizia qualcosaz di tanto importante come il
ciclo che porterà presto alla nascita del fiore e del frutto.
Tradizione: Usi e costumi passati
di generazione in generazione.
Si trova all'ingresso, in una sala del primo piano, un tempo
biblioteca e dunque luogo di "sapienza", del monastero di San Michele
nel paesino lucano di Monte scaglioso.
Il
monastero era fortemente legato alle attività di Monte cassino come si
può facilmente notare dallo stemma rappresentante i "tre colli"
presente in una delle sale al piano terra.
Appena si
entra nella stanza possiamo notare figure di filosofi, tra cui il Pitagora
nell’atto dell’insegnamento di nozioni matematiche e filosofiche che ben si
sposano con questa camera "filosofale".
Tutto e’
decorato da figure di elfi danzanti o che suonano strani strumenti, serpenti,
animali e inusuali uccelli.
Spesso e’
presente la figura di Re Mida, stante ad indicare "una verita’ che non
può essere svelata". Diversi sarebbero gli affreschi sui quali
soffermarci, noi ne esamineremo solo alcuni.
Proprio
sul portone d’ingresso troviamo la "vergine che allatta". Essa
starebbe a rappresentare Iside ed il figlio Horo , insomma una classica vergine
nera , facilmente distinguibile dalla posizione del Santo Bambino.
Immediatamente vicino ecco l’affresco del "toro". L’animale, dal
punto di vista dell’opera alchemica era sacro al Sole e rappresentava lo Zolfo,
il principio maschile, contrapposto al Mercurio , l’elemento femminile che si
ritrova quasi di fronte nell’affresco rappresentante appunto San Michele , per
molti trasposizione cristiana di Hermes o Mercurio!
Mammisi di
Nectanebo, che è quello meglio conservato: sulle pareti affrescate, tra tante
immagini, si nota Iside che allatta Horus.
Tefnut e Shu,
prima coppia primordiale, generati da Atum, o meglio Shu ,che è il principio
dell'aria, "sputato", e Tefnut, che rappresenta il fuoco, la vulva
umida, "espettorato"; Shu preferisce l'aspetto maschile, Tefnut
quello femminile. E poi vengono Nut e Geb , seconda coppia primordiale; Nut è
il cielo, e per gli egizi il cielo è esclusivamente femminile, Geb è la terra,
prettamente maschile. E infine Nephtys - Seth - Iside - Osiride, figli di Nut e
Geb - gemelli, al maschile Seth e Osiride, al femminile Nephtys e Iside.
Seth è la negatività, è il nemico della luce, è il dio dei temporali, ma è
anche l'equilibrio tra il positivo ed il negativo. Nephtys, sorella e moglie di
Seth, madre di Anubi, rappresenta l'invisibile; Iside, madre simbolica,
protegge la regalità, maga , iniziatrice, dà la vita a Horus, ma spiritualmente
la dà anche ad Osiride, suo sposo. Rappresenta il visibile. Osiride, fratello e
sposo di Iside, rappresenta la morte-rinascita, promette la vita eterna, è il
signore della Duat, il cielo stellato, stringe nelle mani i simboli del potere
(flagello e bastone ricurvo) e giudica il defunto durante la pesatura
dell'anima; è avvolto da bende, è mummiforme, le bende sono di colore nero che
simboleggia il regno dei morti, a volte verde per simboleggiare la
resurrezione.
Figlio di Iside e Osiride è Horus. Rappresentato come uomo con la testa di
falco, è il vendicatore di Osiride che ristabilisce l'equilibrio del mondo, è
la perfezione, è simbolo della luce interiore, incarna la trascendenza. Horus
ha quattro figli, Duamutef, Quebehsenuf, Hapy e Amset. I vasi canopi hanno le
loro effigi. Duamutef, con la testa di cane, protegge lo stomaco, Quebehsenuf
con la testa di falco protegge gli intestini, Hapy con la testa di cane,
insieme a Nefti, i polmoni e Amset con testa umana, assieme ad Iside, il fegato.
Un Tempio
che rimarrà impresso per la sua bellezza, per la sua maestosità è quello di
Iside che sorgeva sull'isola di File.
Dopo la
costruzione della Diga di Assuan, si pensò di smontare il tempio di Iside e rimontarlo
nell'isola di Agilkia, di cui modificarono anche la forma come quella
dell'originaria. L'isola di File, secondo la tradizione, era a forma di
colomba, per ricordare le sembianze che assunse Iside quando andò alla ricerca
di Osiride. Iside è una figura che si incontra spesso, la Maddalena viene
indicata come sua sacerdotessa, i Templari avevano posto due sue statue nella
Cattedrale di Chartres e di Nôtre Dame a Parigi, statue sostituite poi dalla
Madonna Nera, nel Serpente Rosso viene associata alla Maddalena, viene chiamata
Regina di un regno scomparso, Dama Bianca delle leggende, Regina delle sorgenti
benefiche. E, pensando all'isola, ci venne in mente di nuovo Abydos e l'isola
in cui è posto il sarcofago di Osiride e non abbiamo fatto a meno di mettere in
correlazione i due luoghi, anche perché almeno una volta all'anno gli Egizi
dovevano visitare il Tempio di Iside, proprio come Abydos. Quando
dall'imbarcazione che ci conduceva verso l'isola abbiamo intravisto da lontano
il Tempio ci siamo sentiti mancare. All'arrivo ci siamo incamminati verso il
Tempio; un poliziotto ci fece segno di seguirlo, ci accompagnò al tempietto di
Hathor, che dà sul lago, e ci scattò delle foto, pensando che eravamo i soliti
turisti che tengono solo a farsi fotografare. Lo abbiamo voluto accontentare,
ma non vedevamo l'ora di entrare nel Tempio. Attraversato il primo pilone ci
siamo trovati in un cortile alla cui sinistra è costruito il Mammisi, molto
suggestivo, Iside allatta Horus bambino e uomo, la figura materna balza subito
nella mente; attraversato, quindi, il secondo pilone si accede nel vestibolo,
dove ad un'altezza di circa 6 metri una iscrizione, sono incisi sulla pietra
alcuni nomi (il primo è Balzac) con delle indicazione sulla latitudine di
Parigi e la longitudine boreale. Abbiamo sentito una guida dire che erano nomi
di visitatori che avevano voluto lasciare un indicazione del loro passaggio
(infatti ce ne sono altri sparsi per il Tempio con l'indicazione anche della
data). Questa iscrizione è diversa, sembra quasi che abbiano voluto lasciare un
messaggio. Chissà cosa sono venuti a cercare, chissà se hanno trovato qualcosa,
ma ci ritorna in mente che a Parigi esisteva un Iseo, luogo di culto ad Iside,
sopra il quale è stata costruita la cattedrale di Nôtre-Dame.
Il Tempio
di Iside venne chiuso in modo cruento nel 500 d.C. e la chiesa copta inglobò
tutto quello che poteva. Prima esisteva una pacifica convivenza tra il vecchio
ed il nuovo culto; alcune cose del vecchio sono rimaste criptate nel nuovo. La
chiave di volta, possiamo dire, passa attraverso la comunità copta e tutte le
cose sono state trasferite da padre in figlio. Esiste una sapienza nascosta che
sta uscendo fuori e, forse, avremo la possibilità di capire quando verrà
riaperta una biblioteca ad Alessandria; non tutti è andato perduto, si stanno
recuperando parecchi testi. Il Gran Maestro ci parla ancora di Monofisismo, fa
un parallelo tra le tre grandi religioni e ci dice che il Vangelo di Tommaso
serve per capire cosa ha generato la gnosi alessandrina. Per 600 anni alcuni
ambienti copti hanno fatto terra bruciata. Ma l'Islam catechizzò tutti. Rimane
una grossa comunità copta che viene rispettata. Il Prof. Seri ci fa un excursus
storico, riferisce che in Linguadoca nell'anno 1000 riemerse la gnosi egizia,
conversa sull'ermetismo rinascimentale, porta alla nostra conoscenza che in
Italia, e precisamente in Campania, esistevano delle famiglie egizie,
trasferitesi lì durante l'occupazione romana. E' d'obbligo, quindi, che ci
parli di Giordano Bruno. Se l'uomo colto non ha memoria non serve a nulla.
Entra nell'Ordine domenicano perché riesce a carpire l'arte della memoria. Sa,
però, che il veicolo centrale della comunicazione sta nella Chiesa romana e
cerca di convincere il papa a cambiare religione. Fu il primo a proporre la
cultura egizia e a ritornare alla religione egizia. Si continua l'excursus
storico e si giunge a Napoleone. La sposa Giuseppina, maga ed esperta in voodo,
ben sapendo che in Italia ed in Egitto c'erano conoscenze nascoste e volendo appropriarsene,
spinse Napoleone alla Campagna in Egitto. L'imperatore fu iniziato al rito di
Misraim nella Loggia "Iside".
A Rosetta, poi, venne scoperta una stele in greco. Viene trovata la chiave di
lettura dei geroglifici. Nacque così l'Egittologia.
Nel
Cristianesimo
"Le testimonianze
evangeliche sulla figura di Maria sono indiscutibili. Autorizzata solo, come
suo segno distintivo, l'espressione: beata fra le donne, perché
prescelta a dar vita al Figlio di Dio."
. si aveva bisogno di una
figura femminile che riassumesse i requisiti ideali della donna: la modestia,
la verecondia, la grazia..."
Ne rende testimonianza
l'ultimo Comandamento biblico del Decalogo, che scrivesti con il Tuo dito per
Mosè, sull'Oreb: Non desiderare la casa del tuo prossimo, non desiderare la
donna del tuo prossimo, né il suo servo, né la sua serva, né il suo bue, né il
suo asino, né alcuna cosa che sia del tuo prossimo." Recitò a memoria.
"La donna come proprietà, dunque, per quanto un gradino più su del bue e
dell'asino. Ma sempre cosa, subordinata all'uomo: al padre, ai fratelli,
al marito.
"La donna ideale quindi
deve essere compiacente e umile. San Paolo ribadì questo punto di vista e
confermò che l'uomo è il capo della donna, che essa fu creata a
motivo dell'uomo, che alla donna non è permesso parlare in assemblea,
e via dicendo. Perciò è l'uomo che è al centro della creazione. La
figura è maschile..."
"Uomo come umanità,
come sintesi, come parte del tutto" ruvido. In quanto alla donna, la
limitata conoscenza della sua posizione da parte della chiesa, ha determinato
tutte le aberrazioni del Medioevo. Sante e streghe nascono dalla stessa
matrice, derivano da uno stesso fenomeno di esaltazione mistica o demoniaca.
Ritornare a quei tempi per
comprenderne la mentalità, le aspirazioni, le angosce è probabilmente
impossibile. Ma è certo che la chiave di tanta deviazione deve essere ricercata
nel condizionamento sociale, nell'ignoranza, nella povertà, nel terrore del
peccato, o nell'esaltazione della grazia di quell'età. Erano questi i
presupposti da cui traevano origine la magia, l'incantesimo, la fattura, il
sortilegio, la possessione diabolica e l'infatuazione mistica.
Non bisogna dimenticare che
quella era anche l'epoca in cui il sale serviva più per difendersi dal
malocchio che in cucina. Se però sante e streghe sono vittime entrambe del
condizionamento, dell'educazione e, spesso, di una patologia isterica, lo
riconoscono tutti.
"Quelle manifestazioni
corrispondono esattamente all'idea che la chiesa, attraverso le morbose
fantasie dei suoi inquisitori, aveva formulato del comportamento della santa,
come di quello della strega. Queste creature sono perciò entrambe vittime delle
stesse sviste promosse dalla chiesa, degne di compassione piuttosto che di
venerazione o di condanna. E' la chiesa che, incoraggiando l'ignoranza con
immagini decisive di un Dio punitore e di un Satana tentatore, ha contribuito
alla diffusione della superstizione. E' sempre la chiesa che ha foggiato il
modello dell'estasi mistica delle sante e quello della prostrazione fisica
delle streghe, succube dell'incubo demoniaco."
"Mancando una figura
femminile centrale nel Nuovo Testamento, il nostro Medioevo elaborò quella
appena delineata della Vergine Maria. E questo mi sembra cosa buona e
giustificabile in rapporto a tutta la rozzezza espressa da quel periodo
storico. Amore cortese e devozione si fusero e, poco per volta, trovarono
espressione nel culto alla Vergine. Essa divenne la sintesi ideale dell'umiltà
e della modestia che si vagheggiava nella dama medioevale. Fu pertanto solo
nell'intento di sublimare la donna, di angelicarla, come si diceva
allora, che le si diede un prototipo ideale con la Vergine Maria, donna per
antonomasia, la Mea Domina, divenuta di conseguenza la Madonna di
tanti cattolici."
"E le attribuzioni
magnificatorie successive, quali per esempio: Regina dei Màrtiri, dei
Patriarchi, dei Santi, Regina del Mare, del Cielo e altri posti, Rosa
Mistica, Stella Mattutina, Madre del Paradiso, Vergine Prudentissima (!),
Vergine delle Vergini, Torre d'Avorio e di Davide? E
l'iconografia? ritratta come una Iside egiziana che allatta il figlio,
che schiaccia serpenti, che calpesta il mondo, con un realismo grottesco, e
perfino con sette pugnali nel cuore, normalmente d'argento, sulla veste nera.
Le laudi, i
pellegrinaggi, le feste liturgiche e i santuari in onore di Maria.
"Gli Ebrei!"
"A costruir un Tempio ci dovette pensare quel degenerato di Erode, che era
il meno ebreo tra la progenie di Abramo, ...era un Idumeo dell'aborrita
discendenza di Esaù, "una volta distrutto da Tito, del Tempio non si è più
parlato. Non è rimasto che un pezzo di muro diroccato dove qualche
israelita di buona volontà si reca per piangere e pregare, rischiando anche
qualche raffica di mitra dei Filistei..."
Palestinesi, gli
eccessi del Medioevo e quelli successivi, che aprirono la via al dogma dell'Immacolata
Concezione, definito dal tuo omologo Pio IX, e quello dell'Assunzione,
da papa Pio XII. E poi, Maria Madre della Chiesa... Maria Corredentrice..
Beh, sì, il Concilio di
Efeso del 431 adottò per la Vergine Maria il termine Theotókos, ovvero Dèipara,
Genitrice di Dio.
Dialettica quella dei
Padri Conciliari, ma frutto di un ragionamento consequenziale. La prospettiva è
molto semplice: se Maria è Madre di Gesù e Gesù è Dio, ergo, Maria è
automaticamente Madre di Dio Un'affermazione razionalmente ineccepibile.
"Come in un'equazione!
E' così? E io sarei l'oggetto delle vostre sintesi matematiche! Maria,
essere umano con tutta la caducità della specie. La creatura prima del
Creatore! Così, Maria che avevo creata piena di grazie, ossia
bella d'aspetto e di forme, come attesta il termine greco kecharitoméne,
correttamente usato dagli evangelisti, diventa per voi piena di astratte grazie
celesti,
" le elucubrazioni di
tanti dottori sulla complicata verginità di Maria, sulla sua conceptio
per aurem, per cui lo Spirito di Gesù penetrò in lei attraverso l'orecchio,
o l'altra, non meno ridicola, della conceptio per os, secondo la quale
lo Spirito scese in lei attraverso la bocca. Avete ritenuto di saper svelare
misteri e stabilire tutto da soli. aggiunto e mutilato l'insegnamento degli
evangelisti che, per questi punti almeno, mostrano di risentire della mia
ispirazione e sono sufficientemente chiari. Eppure, aveva ben precisato la
funzione della madre. Non le risparmiò nemmeno qualche rimprovero, quando fu
necessario."
"Come alle nozze di
Cana, quando la riprese alla presenza di tutti i convitati. In un'altra
circostanza, mentre Egli predicava alle folle, essa con i fratelli terreni di
Lui, venne per parlarGli, incurante dei familiari, stendendo la mano verso i
discepoli, affermò: Ecco mia madre e i miei fratelli. Chiunque, infatti, fa
la volontà del Padre mio che è nei cieli, questi è mio fratello, mia sorella e
mia madre. In quanto a Maria è lampante che essa di Gesù capì poco se, come
testimonia anche Luca, stupiva alla Sua intelligenza."
"Sì, ma, circa i
fratelli, è noto che quelli citati dai Vangeli erano in realtà Suoi cugini e
fratellastri, perché nati da un precedente matrimonio di Giuseppe con una
sorella della Vergine Maria, di nome Maria."
"Prodigioso!
"Giuseppe avrebbe sposato una sorella di Maria che, guarda caso, si
chiamava essa pure Maria. La verità è che questa nuova sottigliezza della
chiesa si rese indispensabile quando quei due brillanti dottori, o
meglio, ginecologi, che furono Ambrogio e Agostino, presunsero di
sapere, cosa a me ignota, che Maria fu vergine prima, durante e dopo il
parto. Da qui, devo dedurre, Vergine Prudentissima! Logicamente,
essendo gli altri fratelli terreni di Gesù espressamente indicati nelle
Scritture come figli di Maria, inventaste la storia di Giuseppe, marito
di una prima Maria, morta la quale, sposò la sorella, Maria Vergine. Che
povertà di fantasia!
"Paolo ha scritto la
sola verità indiscutibile, cioè, che mio Figlio è nato da donna. Credo
sia chiaro il suo ruolo e il vincolo biologico tra lei e Gesù. I Vangeli dal
canto loro testimoniano, senza la minima incertezza, che dopo la Sua nascita,
Maria partorì al falegname altri figli e figlie e che Gesù fu solo il primo
nato. Sta scritto infatti che Giuseppe non conobbe [la sposa] fin
quando ella non ebbe partorito il figlio primogenito. Non devo spiegarti io
che significa conoscere nel linguaggio biblico e la differenza tra primogenito
e unigenito? O no!"
aggettivazioni retoriche di
Maria e alla sua venerazione quale Regina del Cielo, Madre Celeste, Madre
Dolorosa, Madre Gaudiosa, Madre di Tutte le Grazie e via dicendo. giudicate
un flatus vocis, uno sfogo verbale..."
La
superstiziosa esaltazione popolare che grida al miracolo di fronte al
cosiddetto sangue pianto da tanti idoli di gesso, oggi come in passato?
D'altronde, di statue che lacrimano sono piene le cronache: piangeva Iside in
Egitto, piangevano a Roma Giunone e Minerva e continuano a piangere in India
Lakshmi e Pàrvati. Quest'ultima ha perfino un flusso sacro con regolare cadenza
mensile.
"Le Madonne piangenti
rientrano quindi nella norma. Esse sono oggi così numerose da ritenere
un'eccezione quelle che non lo fanno. La cautela formale della tua chiesa nel
non esprimersi su questo fenomeno, la sua incapacità di condannare
manifestazioni di fede così irrazionali, più che d'ignavia sa di acquiescenza e
complicità. La verità invece è tutta nel dolore e nel sangue vero, quello sì,
versato da Gesù, non in quello equivoco di tante statuine di creta. E' proprio
il silenzio premeditato in credenze assurde, il miracolo
senza contenuto dei simulacri di Maria che piange. Sono venerate una sessantina
di Madonne, senza contare, quelle di Lourdes, Guadalupa, Aparecida, Fatima,
Loreto, Siracusa, Medugorje, Grosseto e varie altre, con tutte le più
impensabili attribuzioni magnificatorie."