LECTORIUM ROSICRUCIANUM
Scuola Spirituale della Rosacroce d’Oro

 

IL VERO SENSO DELLA VITA


Perché viviamo? La nostra vita, corrosa dal tempo, ha realmente un senso? A
cosa serve questa vita?
Qual è la missione che dobbiamo compiere?
E questa missione deve realizzarsi sul piano umanitario, sociale, ideologico,
religioso, artistico, scientifico o economico?
O è forse sufficiente arricchirsi un po’ e raggiungere una situazione invidiabile?
Oppure la procreazione e l’educazione dei figli che costituiscono la nostra unica
vocazione, facendoci così contribuire alla conservazione della specie umana?
Può limitarsi a ciò il vero senso della vita?


Ogni forma di vita sulla terra e ogni scopo che vi si possa perseguire sono limitati nel
tempo.
Tutto è soggetto alla legge della nascita e della morte, tutto ha un inizio e una fine.
La medicina ha constatato che l’embrione nel seno materno presenta già i segni
dell’invecchiamento e del deperimento. Ciò dovrebbe, logicamente, indurci a pensare
che il principio dell’eternità non è presente in questa vita.
Dove dobbiamo cercarlo allora?
Una vita è lunga, un’altra breve; una si sviluppa nell’opulenza, un’altra
nell’indigenza; un’esistenza si svolge in un corpo pieno di salute, un’altra in un organismo debole e malato.
Eppure esiste per tutti gli uomini un fine unico, che tutti possiamo realizzare.
La Scuola Spirituale della Rosacroce d’Oro le vuole spiegare come si può
raggiungere questo fine.
Il suo insegnamento si rivolge a coloro che, pur non avendo ancora scoperto il senso
della vita, sono tuttavia, più o meno scientemente, interiormente inquieti, tormentati,
e nutrono la speranza di trovare il principio di vita originale, principio che non può
essere intaccato dal tempo, né essergli soggetto.
Vediamo innanzitutto come gli uomini cerchino, in tutti i modi possibili e
immaginabili, di approfondire il senso della vita per trovarvi o per darle un
significato.
Quante idee, quanti tentativi per trovare un’uscita da questa prigione costituita dallo
spazio e dal tempo!
Molti attendono il compimento della loro vita dopo la morte, ma non sanno che con
la morte il loro stato si trasforma e che da quell’istante non hanno più la possibilità di
agire in senso liberatore.

Tuttavia, se un uomo si interroga per scoprire il vero senso della vita e cerca di
approfondirlo, dimostra con questo la presenza in lui di qualcosa di latente, non
soggetto né alla morte né al tempo. Il nostro mondo perituro non può spiegare e
nemmeno immaginare questo principio di eternità.
I Rosacroce lo chiamano la “ROSA” pur sapendo che qualsiasi immagine di questo
mondo non può essere che imperfetta. Si usa designare questo principio di eternità,
questa Rosa, anche come: scintilla divina, atomo-scintilla di Spirito, atomo originale,
gioiello nel loto, ecc. Tutti questi termini non sono che simboli o perifrasi tratti dal
nostro mondo limitato, poiché non è possibile trovare nella nostra natura temporale e
imperfetta i termini per esprimere ciò che è eterno, immutabile.
Prendiamo, per esempio, il simbolo della rosa d’oro. Il passaggio dal fiore in boccio
alla rosa bianca e poi alla rosa rossa, per giungere infine alla rosa d’oro, suggerisce di
per sé un meraviglioso sbocciare di forze. Potremmo rappresentare meglio un
processo spirituale?
Ignorando tale processo, la maggior parte degli uomini cerca di migliorare la propria
vita; innumerevoli sono infatti i beni di questo mondo. Dagli oggetti di consumo alle
meraviglie dell’arte, passando per le bellezze della natura, tutto concorre a distogliere
l’uomo dal principio di eternità latente in lui.
Ma questa ricerca di valori terreni è illusoria: un giorno o l’altro dovremo
necessariamente constatare che il loro splendore è effimero e che tutto quanto
accumuliamo finisce per stancarci o disgregarsi.
Chi comincia a penetrare chiaramente queste cose si rende conto che in questo mondo
non si può raggiungere nessun risultato soddisfacente.
Non rimane dunque altro da fare che continuare nella ricerca.
Ed ecco che la scienza si presenta a noi con le sue affascinanti incursioni nelle
strutture della natura, dalle meraviglie dei fiori alla sottigliezza quasi imperscrutabile
dei cristalli e degli atomi; oppure lo sguardo evade verso l’infinito dell’universo,
dove il cielo stellato, maestoso, offre la potente immagine d’una bellezza sovrana….
Sondando l’infinito alla ricerca dell’eternità, crediamo di sentirci vicini a Dio; così
come crediamo de essergli vicini quando ci perdiamo nelle bellezze della natura,
quando ammiriamo delle splendide opere d’arte, quando assistiamo ad una funzione
religiosa in una chiesa o un’imponente cattedrale. Talvolta crediamo perfino di
vedere Dio. Ma queste non sono che tappe sul cammino della vita di ogni individuo.
Se esaminiamo infatti da vicino queste bellezze esaltanti, dobbiamo riconoscere che
sono anch’esse periture e che non possono svelarci l’Essere divino. Ciò che è caduco
non può condurci a Dio.
Il grandioso ordine del cosmo e le inconcepibili dimensioni del macrocosmo
suggeriscono agli uomini un certa immagine del Divino, come se questa
incommensurabile grandezza dell’universo facesse presagire l’esistenza d’una
potenza creatrice di mondi. Sarebbe tuttavia molto semplicistico credersi in contatto
con Dio attraverso questa contemplazione del cielo stellato.
Del resto, le stelle nascono e scompaiono e interi sistemi di galassie, di dimensioni
inimmaginabili, si disintegrano, come constata l’astronomia. Scopriamo così
inopinatamente che questa splendente immagine cosmica, di un’apparente tranquillità

non è, in realtà immutabile, ma ad immagine del nostro piccolo pianeta, è anch’essa
retta dall’”apparire, brillare, sparire”, sebbene secondo rapporti di grandezza infinitamente più ampi.
Ecco allora che cerchiamo con il pensiero e la logica di arrivare, attraverso visioni
più elevate, a una percezione dell’immutabilità.
La scienza non afferma forse (anzi è il suo postulato fondamentale) la stabilità delle
leggi naturali? Le leggi rimangono invariabili, qualunque sia il luogo e il tempo in cui i fenomeni appaiono.
In tal modo, noi crediamo di avere in mano qualcosa di definitivo e di essere in
relazione con il Divino.
Tuttavia, la scienza contemporanea stessa ha riconosciuto la necessità di correggere
continuamente le sue teorie per tener conto di un’osservazione sempre più precisa dei
fenomeni. Le teorie sono adoperate per determinare sempre più rigorosamente le
leggi, senza però mai arrivare all’assoluto.
Per questa via l’assoluto ci rimane inaccessibile. Abbiamo dunque cercato ovunque,
fuori di noi, il principio divino e non l’abbiamo mai trovato.
E se volgessimo ora lo sguardo nel nostro essere interiore e cominciassimo a cercare
dentro di noi?
Abbiamo certamente sentito parlare dell’immortalità dell’anima!
Eccoci allora penetrare nella nostra vita interiore e cercare di scoprirvi un fine
supremo. Mediante pensieri razionali e filosofici possiamo creare una potente sfera di
serenità. Possiamo lasciare che la nostra anima si riempia di pensieri santi e sacri e
credere, in questo sereno stato di spirito, di aver finalmente raggiunto la meta.
Nelle chiese s’insegna che dopo la morte il nostro corpo mortale ritorna alla terra,
mentre l’anima, immortale, si eleva. Secondo questa concezione, l’anima, una volta
liberata dal corpo, ritornerebbe a Dio nei domini dell’aldilà; anzi, il suo posto vi
sarebbe preparato. S’insegna ancora che l’anima vi sarà giudicata in funzione del comportamento sulla terra.
L’anima sarà o elevata e condotta in cielo o, per i peccati minori, inviata in
purgatorio. Nei casi gravi, condannata all’inferno per l’eternità.
E Dio risiederebbe là? Crede veramente che possiamo trovarlo nell’aldilà?
La Scuola Spirituale della Rosacroce insegna che, anche se l’anima di cui stiamo
trattando qui va, dopo la morte, nell’aldilà, essa è ugualmente mortale e si troverà
confrontata con delle forze naturali anch’esse mortali. Di quest’anima, con il tempo,
non rimarrà assolutamente nulla, poiché si dissolverà completamente sul piano
eterico secondo un determinato processo.
Non è dunque nell’aldilà che bisogna cercare Dio, poiché nessuna vera realizzazione
vi è possibile. Alla luce di quanto precede, sorgono due domande importanti:
- Esiste in fondo un Dio?
- Dove si deve cercare l’eternità?
Davanti a questi interrogativi, alcuni disperano e altri si rassegnano, perché non sanno più cercare.
Vi sono tuttavia degli uomini che sentono parlare della Rosacroce, di questa Scuola
Spirituale trasfiguristica la cui missione è di svelare il vero senso della vita, della vita
che esclude ogni morte e in cui non esiste deperimento alcuno.

La Scuola spiega che noi non siamo solo degli infimi nuclei di coscienza distribuiti arbitrariamente su uno
dei più piccoli pianeti del nostro sistema solare, ma che una ragione profonda
giustifica la nostra esistenza e che un piano grandioso deve essere realizzato.
La complessità degli aspetti che abbiamo evocato fa capire che una breve spiegazione
non può essere sufficiente.
Il cercatore ha diritto ad una argomentazione più completa.
Ma dovrà pure comprendere che anche uno studio approfondito non è sufficiente per
giungere a questa conoscenza.
Occorre un “Aiuto”.
Oggi siamo così strettamente legati alle cose di questo mondo che non possiamo
liberarcene con le nostre forze: anche se comprendiamo perfettamente il grande
piano, non possiamo tuttavia realizzarlo da soli.
La Scuola Spirituale della Rosacroce d’Oro si è preparata in vista di questo Aiuto ed
è in grado di compiere questa missione, ma a condizione che l’uomo….le si affidi.
“E’ presto detto” penserà.
Tuttavia, la portata di un tale Aiuto non può essere misurata che da colui che
sinceramente ricerca il senso profondo della vita e che ha tanto sofferto di esperienze
tristi e negative, da essere arrivato a un punto morto. Allora egli è in grado di
comprendere il messaggio della Scuola.
La Scuola non propone affatto delle esperienze che esacerbano la sensibilità, come
avviene in certe cerchie a vocazione più o meno esoteriche (occultismo, spiritismo, ecc.).
Il cammino verso l’eternità - ora comprenderà - non può essere intrapreso con mezzi
provenienti da questa natura. Per percorrere questo cammino occorrono dei poteri del
tutto nuovi, poteri che non provengono dalla nostra natura terrestre. Ogni cercatore
detiene in fondo al suo essere questi poteri sotto forma di un atomo soprannaturale,
che la Scuola Spirituale della Rosacroce d’Oro chiama anche “Rosa”, come si è già detto all’inizio di questa lettera.
Questo potere latente deve sprigionarsi ed effondersi nell’uomo. E’ questo potere che rende possibile il cammino di ritorno alla casa del Padre.
Sappia che la via indicata dalla Scuola Spirituale della Rosacroce d’Oro è molto
realista anche se vi si può scorgere a volte una certa tinta di misticismo.
Tuttavia, per chi trova la sua felicità in questa esistenza, per chi si accontenta dei
tesori di questo mondo, per chi considera la bellezza della natura come ciò che vi è di
più sublime, nessuna ricerca dei valori eterni potrà concretizzarsi.
Un essere così soddisfatto non stabilirà mai un contatto con la Scuola Spirituale della
Rosacroce; non avendo problemi egli ritiene queste ricerche superflue e insensate.
Chi invece cerca oltre l’effimero, chi desidera aprirsi, a valori di eternità ed elevarsi
al di sopra di questo mondo della limitazione,

potrà trovare preziose indicazioni nelle lettere seguenti.

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