IL MIO REGNO NON   E’ DI QUESTO MONDO

 
Nella nostra prima lettera ci proponevamo di chiarire il vero senso della vita. Dopo
aver denunciato i tentativi ordinari degli uomini in cerca di felicità, le abbiamo
parlato del cammino offerto all'umanità dalla Scuola Spirituale della Rosacroce  d'Oro.


Poter mostrare e insegnare agli uomini questa via è il risultato di sforzi che si
aggiungono da secoli gli unì agli altri come anelli d'una catena. La Luce chiama gli
uomini ininterrottamente per renderli coscienti del vero fine della loro vita. Il senso
della nostra esistenza sulla terra è l'elevazione in un altro campo di vita, il ritorno nel
regno della Luce, nel regno di Dio, nel mondo originale.
Quando un uomo diventa cosciente della sua individualità e della sua solitudine,
cerca di associarsi a una comunità.
Se spera che questa cambi la sua vita, ben presto comprenderà che questo
cambiamento si limita al piano orizzontale. Consideri la storia dell'umanità. Quante
volte un popolo ha avuto la pretesa di credersi destinato a condurre gli uomini verso
una vita migliore, verso una contrada nuova! Quanti uomini hanno fatto la dolorosa
esperienza di abbandonare il loro suolo natio per muovere verso terre sconosciute!
E tutto questo perché? Per accedere forse alla vera vita? No, per essere sempre e
ancora schiavi dì questo mondo e dei suoi valori!
La Scuola Spirituale della Rosacroce le parla di una reintegrazione in un altro regno,
nel "regno che non è di questo mondo". Molti conoscono questa espressione, ma
l'idea che uno si fa di quest'altro mondo è ben lontana dalla realtà. L'errore, in questi
concetti, è dovuto al fatto che si dimentica la seguente esigenza fondamentale: prima
di cercare quest'altro mondo, l'uomo deve riconoscere quello in cui vive. Anche se
crediamo di averne una idea chiara, non siamo forse continuamente costretti a
modificarla? Tanto la scienza con le sue scoperte che le esperienze della vita e il
fluttuare degli stati d'animo ci spingono a farlo.
Oggi abbiamo una certa visione della vita, domani un'altra. Si vedono così fiorire nel
mondo le più svariate ideologie. Pensi alle innumerevoli religioni, filosofie e sistemi
politici. Ognuno è convinto di aver trovato l’unica giusta via.
Ma l'assoluto può forse trovarsi in sistemi così contrastanti e frammentari? Solo una
concezione capace di elevarsi al disopra di questo mondo e delle sue limitazioni può
offrirci la perfezione di una conoscenza non più soggetta a discussioni e controversie.
Come esiste l'imperfezione devono esistere anche il perfetto e “Il mio regno non è di
questo mondo”! Quest'altro mondo scaturisce unicamente dall’idea divina e trova in
questa la sua ragion d'essere. Tale mondo esiste tuttora, ma ci è stato interdetto in
seguito alla caduta, evocata da tutti gli scritti sacri. Una parte dell'umanità originale
ha abusato del libero arbitrio e si è auto esclusa dall'ordine divino.


L'uomo, che un tempo viveva nell'armonia divina, è diventato quest'essere sballottato
dalle contraddizioni, rigettato da un estremo all'altro: vuol fare il bene e fa il male.
La Bibbia ce lo dipinge come "Adamo scacciato dal Paradiso".
L'umanità adamitica, dopo aver dato vita al mondo dei contrari, sprofondò sempre più
in basso, di caduta in caduta.
Come l'uomo abbatte le foreste, inquina i corsi d'acqua e infetta l'aria, così ha
insozzato, con i suoi pensieri e le sue cupidigie, i puri eteri originali.
E' divenuto prigioniero dei suoi desideri e di un campo di vita parimenti corrotto.
La caratteristica essenziale di questo campo di vita che noi chiamiamo "dialettica" o
mondo dei contrari è che non può contenere nulla di stabile, che ogni inizio conduce
a una fine e che ogni fine spinge a un nuovo inizio.
Insomma, un ciclo continuo!
L'umanità erra in questo mondo da millenni e millenni, seguendo un eterno “apparire,
brillare, sparire”, dalla nascita alla morte e dalla morte alla nascita, senza poter sfuggire a questo meccanismo.
Non è forse, questa, una sofferenza indicibile che infierisce tra la vita e la morte?
Più le condizioni del nostro campo di vita si deteriorano, più l'individuo cerca, con
sempre meno ritegno, di far valere le sue ambizioni personali egocentriche e di aver
parte ai beni di questo mondo e a un'apparente felicità. La paura è il suo retaggio sul
cammino che conduce dalla culla alla tomba e oltre.
Paura di che cosa? Paura di essere travolto nella pazza lotta per l'esistenza, dallo
spettro della miseria, della malattia e della morte. Ma il peggior nemico dell'uomo è
l'uomo stesso. Niente lo spaventa di più dell'essere solo con se stesso, davanti al
nulla. Quest'angoscia è più devastante delle avversità e dei colpi del fato.
Innumerevoli sono quelli che si gettano nel vortice dei piaceri, che si danno all'alcol o
ad altre droghe; in genere non lo fanno per depravazione, ma per soffocare
l'inquietudine che li attanaglia: ignorano di essere dei figli di Dio caduti e di trovarsi,
per ora, separati dalla vita originale.
Le grandi religioni del mondo ci insegnano che l'uomo, all'inizio, era perfettamente
unito alla sua Origine, alla fonte di ogni vita, all'Assoluto, a Dio.
Perduta quest'unione l'uomo divenne un essere duplice, incapace di vivere tanto in
questo mondo separato da Dio che nella sua antica patria di luce. Ecco perché il
salmista esclama:” Il cuore dell'uomo è inquieto finché non riposa in te, o mio Dio!”.
La caduta accese la collera di Dio nell'intero mondo della dialettica. Si parla allora di
un Dio in collera, che punisce. Con il tempo, quest'immagine di Dio si impose e fece
dimenticare il solo vero Dio:, il Dio d'amore. Così molti si aspettano di essere puniti
per le trasgressioni di cui si sono resi colpevoli di fronte alle leggi divine.
Essi situano questo castigo dopo la morte, nell'aldilà, perché credono che questo
luogo si il regno della giustizia divina e dell'eterno soggiorno. E' stato loro detto,
infatti, che nell'aldilà dovranno rendere conto delle loro azioni e riceveranno o il
premio o la dannazione eterna.

Ma cos'è, in realtà, l'aldilà?
L'aldilà è il dominio dei morti. Non è affatto il regno della luce, il regno originale di Dio.
Non è che l'altra faccia, invisibile, del nostro mondo.
A questo punto è necessario precisare che l'uomo è costituito di una personalità
materiale, mortale, composta di diversi corpi più o meno sottili e offerta, per una sola
vita, a quello che rimane dell'uomo originale anteriore alla caduta.
Questo resto è chiamato MICROCOSMO. Esso è una struttura di forze di forma sferica,
che avvolge la nostra personalità e il cui centro è l'atomo scintilla di Spirito.
Alla morte dopo aver lasciato qui sulla terra il suo involucro materiale, l'uomo passa con
gli altri suoi corpi nell'aldilà e vi rimane il tempo necessario alla dissoluzione di questi ultimi.
Trascorso questo tempo, il microcosmo adotta una nuova personalità: "si reincarna", si immerge di nuovo nella sfera materiale.
La lettera 4 le presenterà la quadruplice personalità dell'uomo e la dissoluzione
progressiva dei suoi quattro corpi.
Per ora è sufficiente constatare che la vita quaggiù e l'oltretomba sono due aspetti di uno
stesso mondo - il nostro - che, separato dal regno originale, si è rinchiuso in se stesso.
Durante tutto il suo pellegrinaggio nel mondo visibile l'uomo accumula penose
esperienze finché arriva alla coscienza della sua vera situazione: credeva di vivere, ma
non faceva in realtà altro che esistere in un "ordine di soccorso".
Questo fu creato sotto la legge del tempo e della sofferenza, in modo che l'uomo, spinto
dalle molteplici e dolorose esperienze, potesse finalmente decidere di tornare alla divina
casa paterna, il suo campo di vita originale.
Tuttavia, nello stato naturale in cui si trova, l'uomo non può trovare da solo la via della
salvezza.
Per cui vengono verso di lui dei servitori, provenienti dal mondo divino, mondo retto
dall’unica legge dell'amore e del servizio.
Da questo mondo divino scendono, in epoche propizie, dei messaggeri con il compito di
riportare ai figli di Dio caduti la conoscenza del “regno che non è dì questo mondo”. Essi
indicano le condizioni indispensabili per poter percorrere la via del ritorno.
Ora può comprendere l'importanza della domanda: “L'uomo vuole ancora percorrere questa via? Ne riconosce la necessità?”.
La maggior parte degli uomini non lo può certamente più. Tuttavia, proprio in
quest'epoca e nonostante il relativo benessere materiale dei nostri paesi, il numero di
quelli che sono oppressi dall'inquietudine aumenta sempre di più. Questi uomini cercano
in diverse direzioni la realizzazione della loro vita in conformità all'eterna legge d'amore.
La Rosacroce ha la missione di trasmettere l'insegnamento universale. Quest'offerta
lascia tuttavia all'uomo l'intera libertà di decisione, nonché l'intera responsabilità.
Ecco dunque anche lei di fronte alla necessità della scelta.
Se ha l'impressione che in questo mondo manchi qualcosa d'essenziale, se ha un qualche
presentimento che, oltre a questo duplice mondo, ne debba esistere un altro, allora la
Scuola Spirituale della Rosacroce d'Oro può aiutarla nella sua ricerca.

 

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