Il mistero della vita e della morte
Nella lettera precedente abbiamo spiegato che l'aldilà non è il cielo
ardentemente
bramato; la vita quaggiù e quella nell'aldilà sono due parti dello stesso mondo,
il
mondo della dialettica; delle due parti, una è visibile l'altra invisibile. In
questo senso
tutti i fenomeni sovrasensibili sono ancora fenomeni di questo mondo. Quanto al
Regno di Dio originale, esso è di tutt'altra natura. Abbiamo anche accennato
alla
ruota dell'esistenza umana dalla culla alla tomba e dalla tomba alla culla. E'
questo
soggetto che vorremo esaminare un po' più a fondo in questa lettera.
Per capire il ciclo della vita umana è necessario conoscere il sistema vitale
dell'uomo.
L'uomo non è soltanto il corpo fisico; è un essere molto complesso: la sua
struttura è
paragonabile a quella della terra. Per questa ragione lo si chiama ”microcosmo”,
piccolo mondo. Lei sa che la terra è circondata da diverse sfere, come la
troposfera, la
stratosfera e la ionosfera, tutte accerchiate dalla cintura di radiazione di Van
Allen.
Similmente, il sistema vitale dell'uomo ha la forma di una sfera, di cui il
corpo fisico
costituisce solo la parte visibile. Altri corpi, chiamati corpi sottili e
determinati da
diverse forze, fanno parte di questo sistema sferico. E' necessario capire bene
la sorte
di questi corpi dopo la morte. Alla morte, infatti, se il corpo fisico ci
lascia, gli altri
corpi continuano a vivere per un certo tempo.
Ma questo soggetto sarà sviluppato
in una prossima lettera.
Una immagine le farà capire facilmente la ruota delle nascite e delle morti. Noi
abbiamo l'abitudine di vedere il sole sorgere al mattino a est, elevarsi a
mezzogiorno
allo zenit, per sparire a sera ad ovest.
Tuttavia, sappiamo benissimo che il
sole continua la sua corsa per riapparire l'indomani.
Lo stesso accade per la rotazione della nostra vita. Contrariamente all'opinione
generale, la vita dell'uomo non finisce con la morte, ma è soggetta a un
movimento
ininterrotto.
Questo non può cessare se non a certe condizioni, di cui le
parleremo più dettagliatamente tra poco.
Se queste condizioni non sono realizzate, la morte non è liberatrice: è un
semplice
passaggio nell'aldilà.
Il giorno dell'esistenza umana è seguito dalla notte, la
quale cederà il posto, a sua volta, a un nuovo giorno.
Il soggiorno nell'aldilà non è perciò eterno, ma termina con una nuova nascita
nella
sfera materiale. Vedremo in seguito come si dissolvono nell'aldilà i diversi
corpi
sottili del sistema umano. Alleggerito di questi corpi, il microcosmo conserva
tuttavia
le impronte dell'esistenza trascorsa sulla terra. E' in funzione dì queste
impronte e
come sospinto dalla loro energia che il microcosmo adotta, all'alba d'un nuovo
ciclo
di vita, una nuova personalità, un nuovo veicolo. Questa personalità conoscerà
un
destino determinato in parte dalle esperienze acquisite nelle vite anteriori.
Il processo si svolge inesorabilmente!
Se anche questa descrizione del ciclo dell'esistenza umana le sembrasse nuova e
la
stupisse, consideri che la legge del ritorno alla materia, la legge della
reincarnazione,
è ben nota a molti cercatori, specie a quelli che hanno studiato le filosofie
orientali. Il
processo che abbiamo descritto è una legge immutabile della natura. Per l'uomo
la
morte è sempre un fatto spaventoso, un mistero impenetrabile. Ogni uomo sa che
la
morte significa la fine di tutti i suoi progetti e tentativi in questo mondo.
Non le
sembra allora inconcepibile che questa inesorabile realtà, con la quale ogni
uomo
senza eccezione è confrontato, conduca cosa pochi a porsi le domande: “Perché la
morte? Dove vado dopo la morte?”.
La maggior parte degli uomini si compiace nell’ignoranza di questo fatto, che
pure è
legato a tante inquietudini e sofferenze, e cerca di passare sotto silenzio
questa
ineluttabile realtà.
Non è, poi che vi sia veramente una fine; infatti, il campo della materia
sottile,
l'aldilà, il regno dei morti, non è affatto il regno di Dio, il regno
immutabile, ma solo
la parte invisibile del nostro mondo. Soggetta anch'essa al continuo mutamento e
alla
legge del tempo, riflette esattamente i processi che hanno luogo nella nostra
sfera
materiale: per questo la chiamiamo sfera riflettrice. Per cui alla morte l'uomo
non
arriva nell'aldilà come nel suo soggiorno eterno.
Ma allora cosa diventa l'uomo dopo la decomposizione del suo corpo fisico, che,
come sappiamo, si dissolve lentamente e ridiventa polvere, destino non più
elevato di
quello d'una foglia che cade?
I corpi sottili - che saranno definiti nella prossima lettera - arrivano allora
nelle
pretese sfere “celesti” o “infernali” dell'aldilà, vi si dissolvono, a loro
volta, dopo un
tempo più o meno lungo e di ciascuno di essi sussiste solo un nucleo magnetico,
il
quale conserva, come in una memoria, la sintesi delle esperienze vissute, la
loro
essenza. La qualità intrinseca di questo nucleo costituisce la trama di ciò che
chiamiamo “Karma”. Questo è conservato all'interno del microcosmo.
Una volta vuoto, il microcosmo é pronto a unirsi a una nuova personalità mortale
e,
in virtù della legge cosmica universale, è messo in relazione con una coppia di
futuri
genitori i cui antecedenti Karmici corrispondono il più possibile al suo stato
attuale e
alle forze in esso impresse, le quali determineranno il suo destino.
Infatti, gli atti e i pensieri dei predecessori che hanno abitato questo
microcosmo lo
hanno predisposto a dirigersi verso un certo destino. E' così che si spiegano le
differenze esistenti tra le vite degli uomini, conseguenza diretta della legge
del
Karma, legge di causa ed effetto. Così, ogni nuova esistenza terrena inizia
completamente
e fatalmente vincolata al passato. La ruota della vita riparte per un nuovo
giro.
Il cammino dalla culla alla tomba è ricominciato.
Verrà il giorno in cui, dopo un numero incalcolabile di vite successive, un
desiderio
ardente di autentica libertà scaturirà dalla coscienza dell'uomo. Quest'impulso
gli farà
ricercare il vero senso della vita. Se riceve una risposta al suo “perché?”, se
diventa
cosciente del suo rapporto con le leggi della natura, la sua domanda diventerà:
“Come
è possibile liberarsi da questa ruota delle nascite e delle morti?”.
Possiamo liberarci da questa ruota inesorabile solo a condizione di soddisfare
le
esigenze della “rinascita”, se cioè ci decidiamo risolutamente a ritornare alla
nostra
patria originale.
Questo ritorno esige la realizzazione di un processo: l'inversione delle
personalità, un
cambiamento totale che conduce alla trasfigurazione. Nessuno può sottrarvisi, se
aspira alla liberazione.
La rinascita della personalità originale implica l'annientamento della nostra
personalità nata dalla natura. E' l'unica chiave che apre la porta della
liberazione e ci
permette di spezzare le catene che ci legano a questa natura.
All'epoca attuale non esiste nessun'altra via d'uscita.
Non basta, di conseguenza, condurre una vita buona e pia o consacrata ad azioni
umanitarie. E' assolutamente necessario “cambiare”! Questo rinnovamento
indispensabile non è un processo automatico. Richiede un lavoro interiore
cosciente,
una cooperazione attiva in risposta all'aiuto offerto.
Può accadere che un uomo, il cui cuore è in letargia spirituale, arrivi a
considerare la
sua esistenza sulla terra come un enorme peso. Senza dubbio riuscirà talvolta ad
alleggerirlo in vari modi: sia lavorando al mantenimento della specie umana, sia
consacrandosi a qualche ideale umanitario, politico o religioso.
La massa, invece, segue sempre la via che offre meno difficoltà: vive per
abitudine
con il solo obiettivo della soddisfazione dei suoi istinti. Ma vi sono anche
uomini che
cercano ardentemente la vera realizzazione della vita e l'eterna verità.
Il banale corso dell'esistenza non li soddisfa. Soffrono per l'assenza di
qualcosa di essenziale.
Questo sentimento, questo desiderio ossessionante, proviene dal punto centrale
del
sistema microcosmico della rosa del cuore, dal gioiello nel loto. Questo è
infatti
l'ultimo vestigio dell’uomo divino.
Questo risveglio, tuttavia, questa presa di coscienza, questo bisogno di una
verità
fondamentale, non mette subito il cercatore sulla via della trasfigurazione;
degli
ostacoli si oppongono ed egli è sovente attirato da comunità confessionali o
filosofiche in cui si pratica una bontà forzata, un'elevazione della
personalità.
Tutto questo al fine di riconquistare la condizione divina perduta. La delusione
che ne
risulta può anche condurre il cercatore a praticare l'occultismo. Qui non si
tratta più di
ottenere l'elevazione della personalità ma la sua divisione: determinati metodi
ed
esercizi estendono la coscienza ai mondi sottili. In questo modo i cercatori
occulti
possono, già da vivi, gettare uno sguardo nell'aldilà e assicurarsi un posto per
più tardi.
Tutti questi metodi ingannano il cercatore: gli fanno credere che si può
“arrivare in
cielo”, conquistare l'eterna beatitudine, senza la rigenerazione e senza la
morte dell'io.
Si evita l'indispensabile rinnovamento e si mantiene, in modi spesso raffinati,
la
coscienza - ego.
Non è possibile avvicinarsi al campo divino originale né con lo yoga, né con
esercizi
di respirazione, né con qualsivoglia specie di cultura della personalità; né,
d'altronde,
con l'umanitarismo o con una pia religiosità.
“Il regno di Dio non è di questo mondo” e “La carne e il sangue non possono
ereditare il regno di Dio”. Esiste una sola via liberatrice, una sola
possibilità di
ritrovare la condizione originale: far morire la vecchia personalità ed erigere
al suo
posto una nuova struttura sulla base dell'ultimo vestigio divino.
Il Lectorium Rosicrucianum, dietro il quale sta, come forza propulsiva, la
Scuola dei
Misteri Cristici della Rosacroce, indica la via della rinascita dell'uomo
originale.
Questa trasfigurazione esige l'edificazione di una personalità del tutto nuova.
L'insegnamento universale non ha mai cessato di stimolare i cercatori veramente
coscienti a realizzarlo.