CULTO ALLA B. V. M.
e IL
TITOLO DEL PILERIO
II titolo ed il culto alla Madonna del
Pilerio si fanno risalire comunemente all'anno 1576.
Si può invece ritenere, almeno quanto al titolo, che siamo di data molto più
remota, se si considera che il Dipinto su tavola è un originale del XII secolo. Da documenti storici (l)
risulta intanto che, tra il 1575-1576, un'orribile pestilenza infieriva per
le molte regioni d'Italia, tra cui la Calabria e che la stessa Cosenza, non
risparmiata dall'immane calamità, dovette lamentare moltissime Vittime!
I Cosentini, minacciati da un tale
flagello,cui non era possibile porre rimedio con risorse
umane, fiduciosi, fecero ricorso a Dio ed ai Santi protettori, implorando
misericordia.
Ora avvenne che un giorno mentre un pio
devoto, pregava con particolare fervore, dinnanzi
ad un'antica Icone della Madonna (2), vide
apparire all'improvviso sulla guancia sinistra della sacra Immagine una macchia
simile a bubbone di peste.
Immediatamente corse trepidante ad
avvertire il Vicario generale dell'Archidiocesi
in quel periodo teneva le veci dell'Arcivescovo Andrea Matteo Acquaviva,
che si trova da qualche tempo e che, colpito anch’egli
dall'inesorabile morbo, lo stesso anno vi moriva e veniva sepolto in S. Giovanni in Laterano, nel
sepolcro preparatogli dal nipote Card. Giulio Acquaviva (3).
Il Vicario, seguito da Clero e numeroso
popolo, accorse per verificare lo straordinario prodigio . Osservato il segno miracoloso si ebbe certo che con esso la Vergine
Ss. aveva voluto dimostrare di
prendere quasi su di sé il flagello della peste, per liberarne i suoi figli e
devoti, «alla stessa guisa, annota il Botta, del Redentore divino, che assunse a sé per la sua passione e
morte tutti i peccati degli uomini».
Cosi confermarono infatti gli eventi
che seguirono. Da quel momento il contagio cominciò a regredire, poi man mano
cessò del tutto. Gli
stessi ammalati e quelli appena affetti dal ferale
morbo sollecitamente e felicemente guarirono.
Questo prodigio strepitoso(4)
spinse
il Popolo a dare fin d'allora alla Vergine della Cattedrale di Cosenza il titolo
di Protettrice della Città
(5).
La
notizia non tardò a divulgarsi per i dintorni. Dai Casali circostanti, dalle
campagne e dai paesi vicini fu un ininterrotto e crescente accorrere di
pellegrini, i quali venivano per vedere il prodigioso Dipinto e per invocare la
Madonna di Cosenza.
Tali pellegrinaggi continuarono nel
tempo e gradatamente crebbero di
numero e d'intensità tanto che,nel 1603,dopo più di cinque lustri dall'evento
miracoloso, l'Arcivescovo mons. Giovanni Battista Costanzo (1591-1617), per
meglio favorire l'afflusso dei pellegrini, fece rimuovere il sacro Dipinto dal
sito dove trovavasi per farlo collocare, dapprima su di un pilastro del Duomo,
indi sull'altare maggiore ed infine, quattro anni dopo, nel 1607, nella Cappella
"de' li
Pilieri", dove era stata disposta la costruzione di un altare,come è
documentato da un atto del notaro Giacomo Mangerio del 20 giugno1602 (6).
Agevolmente da
ciò può dedursi che il titolo "Pilerio" è certo anteriore
all'avvenimento del 1603, la collocazione cioè del Quadro
sul pilastro del Duomo. Quindi il titolo "Pilerio” non sarebbe derivato dal gesto dell'appoggiarlo sul pilastro o colonna del
Duomo.
A tal punto è
opportuno far rilevare gli storici, i quali si sono occupati della vicenda, si
siano, ovviamente, limitati a riferire soltanto tanto i fatti e le circostanze
concomitanti e
susseguenti il prodigioso evento del 1576 e null’altro.
Difatti nessuno di essi, sembra, abbia fatto riferimento alcuno
all’origine, valore artistico e vetustà del Dipinto e del Titolo; cose queste
peraltro rimaste inspiegabilmente nell'ombra e nel silenzio secolare, fin quasi
ai nostri giorni.
Devesi alla fervida inventiva e
genialità pastorale dell'illustre
e dinamico Presule Enea Selis(1971-1979)l'iniziativa,
certamente provvidenziale,
di far curare dalla Soprintendenza ai Beni Ambientali, Architettonici, Artistici
e Storici della Calabria, il restauro dell'Icone bizantina della Madonna del
Pilerio, ritenuta comunemente «un Dipinto su tavola e copia, per giunta
rimaneggiata, di un'immagine della Madonna, di non rilevante valore artistico».
Il restauro era stato richiesto in vista ed in ordine
alla ricorrenza del IV Centenario del miracolo (1576-1976), che il Presule mons.
Selis intendeva commemorare con particolari festeggiamenti, secondo un suo
geniale stile, così come aveva già fatto nella ricorrenza del 750°
anniversario della Consacrazione del Duomo (1222-1972), all'inizio del suo
episcopale governo.
Tutti quelli, che ebbero la ventura di presenziarli, ricorderanno certo
come, per l'intervento della Radiotelevisione, ne fu ripresa e diffusa in
diretta sulla rete nazionale in tutt'Italia la solenne cerimonia e la visione
delle strutture interne del nostro Duomo.
Per quanto poi si riferisce al restauro
del Dipinto fu la felice occasione della sorprendente
scoperta e
ricognizione. La sacra Icone risultata essere«un Dipinto originale di pregevole
artistica fattura del secolo magistralmente riportato al suo primitivo splendore
bizantino» (7).
Di ciò
evidentemente con il trascorri anni
e per averla del tutto alterata, per il vezzo
o mania, talora ricorrente, di abbellire opere d'arte, se n'era perduta la
memoria.
A tal punto
riesce più agevole risalire all’origine del sacro Dipìnto e del Titolo,
rimando indietro nel tempo e nel contesto storico onde poterne determinare l'epoca e la
primitiva collocazione.
Alcuni studiosi oggi sostengono con
argomentazioni valide che si tratta di "antica icone bizantina su
legno" posta al di fuori del nostro Duomo, probabilmente presso una delle
porte della città, a custodia e difesa di essa.
Citiamo perciò uno scritto di Elio Vivacqua (8), il quale fa
anche riferimento ad un altro sullo stesso argomento del compianto
prof.Serravalle: — «Che l'Immagine della Madonna del Pilerio, venerata nella
Cattedrale di Cosenza, sia di molto anteriore alla denominazione spagnola tra
noi, con la pace di Cateau Cambrèsis, è un fatto ammesso da tutti».
Dunque Madonna
del Pilerio, che si vorrebbe far derivare da "Pilar" = pilastro o
colonna, non sembra verosimile. Insieme al Serravalle, scrive testualmente il Vivacqua
"noi crediamo invece che il titolo e la
devozione alla Madonna del Pilerio siano molto più antichi e quindi
preesistenti alla peste del 1576".
Ecco da che
cosa lo si deduce:
1.Dobbiamo ricordare che Cosenza,fin dal sec. IV,faceva parte dell'Eparchia
greca della Calabria,quale suffraganea di Reggio.Inoltre è impossibile che essa non abbia
sentito l'influsso della vicina Rossano,capitale bizantina nei sec. X e XI.
2.Nella
liturgia bizantina la devozione alla Madonna ha un ruolo preponderante,ecco
perché in quel periodo si solevano porre Immagini della Vergine nei punti
strategici,come a difesa del ponte
levatoio oppure alle porte della città.
3.Nel contesto della religiosità
greca o bizantina il titolo "Pilerio" non può dunque avere
che una etimologia greca.E’infatti in greco"pule"significa porta e "puleròs" guardiano, custode della porta. Porre la
Madonna a custodia della porta voleva dire riporre in Lei la fiducia di
essere
scampati da qualsiasi pericolo e quindi mettere la città sotto la sua materna
protezione.
A riprova c'è
un esempio illuminante a Rossano, dove una vetusta chiesina, che trovasi
davanti ad una delle antiche porte della città, e dedicata alla Madonna del
Pilerio».
Dopo avere
accennato all'origine del titolo e del culto della Madonna del Pilerio,
risalendo
nel corso dei secoli, ripercorriamo il cammino e lo sviluppo di tale devozione,
iniziando dagli ultimi avvenimenti, davvero esaltanti, di grande fervore dei
Cosentini.
Chi non ricorderà, infatti, con
ammirazione e gioia, la spontanea testimonianza di fede e di amore alla Vergine
Ss. del Pilerio e l'
imponente processione de! 24 febbraio 1980.
Tutta la
cittadinanza, all'unanimità, richiese ed ottenne da mons. Augusto Lauro,
amministrare apostolico della Diocesi, che il Quadro divino venisse portato
in trionfo dal
Duomo a Piazza Loreto, in
segno di filiale doverosa gratitudine alla celeste Patrona per lo scampato
flagello del terremoto.
Quelli che vi parteciparono di sicuro non dimenticheranno il sacro
Triduo, che si volle far seguire alla detta edificante processione. La stessa immensa folla di Fedeli,
per tre sere è ritornata a stipare il vasto Duomo, rimanendo in fervorosa preghiera e in devoto
ascolto della Parola di Dio.
A distanza di
un anno circa dall'evento del sisma pauroso la Festa votiva del 12 febbraio
1981 è stata occasione per la Cittadinanza di Cosenza di rinnovare la sua
testimonianza di
Fede e di amore filiale alla celeste Castellana.
La processione della sacra Statua è
stata ugualmente numerosa ed imponente, tanto che il Novello Pastore della
Diocesi, mons. Dino Trabalzini, ha potuto di persona constatare la
grande devozione dei Cosentini verso la
vergine del Pilerio.
Cosi Egli, per vieppiù incoraggiare ed
incrementare il culto alla Madonna del Pilerio e per poterlo estendere a tutta la Diocesi Cosentino Bisignanese, il 10 maggio 1981,
primo anniversario del suo felice ingresso, con apposito decreto, che sarà
riprodotto in queste note,ha elevato a Santuario della Vergine Ss. del
Pilerio il nostro monumentale Duomo di Cosenza.
Una tale
coraggiosa ed ardita decisione ha riscosso gradimento e plauso unanimi, per
avere egli in tal modo voluto confermare la Chiesa Cattedrale come luogo
privilegiato dei tantissimi tangibili favori, elargiti ai Cosentini dalla gran
Madre di Dio, ivi onorata, da secoli, sotto il bel titolo di Madonna del
Pilerio.
Similmente vanno ricordati, con pari
rilievo i Festeggiamenti solenni, che mons. Enea Selis volle che si celebrassero
in onore della Vergine, nella fausta ricorrenza del IV Centenario del miracolo
(1576-1976).
Ad essi fecero seguito la fornitura di
artistiche vetrate istoriate, allo scopo di arricchire
il Duomo, anche se ad alcuni è potuto
sembrare che con ciò si fosse un tantino alterata la vetusta austerità del
ducentesco sacro Tempio.
Tuttavia non si
può sottacere che un fenomeno siffatto s'inserisce purtroppo nella secolare storia del nostro monumentale antichissimo Duomo, che, nel corso degli
anni, per il desiderio, peraltro apprezzabile, di volerlo abbellire ed ornare,
ma in maniera non sempre armonica, ha subito trasformazioni tali da rendere oggi
estremamente arduo immaginare le strutture e l'aspetto primitivi. Lo stesso
fenomeno si è altresì verificato con il Dipinto su tavola della Madonna del
Pilerio, come sopra accennato, il quale però, fortunatamente e
provvidenzialmente, è stato possibile recuperare, riportandolo, con accurato e
magistrale restauro, alla bellezza artistica della sua origine.
LE
FESTIVITÀ IN ONORE DELLA MADONNA DEL PILERIO
Inizialmente
una soltanto era la Festività in onore della Madonna del Pilerio; quella di
settembre, coincidente con la Natività di Maria Vergine.
Questa Festa,
fin dall'inizio, si celebrava in settembre e
sì concludeva, con una solenne
cessione per le vie dell'antica Città e per quelle della nuova. La processione si è
dovuta sopprimere per la diminuita partecipazione dei Fedeli, conseguente al
fenomeno del progressivo esodo dei Cosentini, durante il periodo estivo.
Tuttavia detta Festa si è continuata a
celebrare, senza la processione, sempre alla medesima data dell'8 settembre, con
immutato entusiasmo e devozione da parte di quelli rimasti in città e dei
rientranti per tempo. A
partire poi dall'anno 1855 a questa Fésta dell'8
settembre si è venuta ad aggiungere la seconda
Festa: quella cioè del Patrocinio della 3. V.
M. del Pilerio del 12 febbraio.
Devesi per questo ricordare che il 12
febbraio del 1854 la Calabria fu colpita da rovinoso terremoto, ancor più grave
di quelli dell'8 marzo 1832 e del 12 ottobre 1835.I paesi
del Cosentino dovettero
lamentare moltissimi danni e numerose
vittime, mentre Cosenza, invece, subito molti danni materiali, ma nessuna
vittima umana.
Fu questo il
motivo, che indusse i Casentini a chiedere all'Autorità ecclesiastica
l'istituzione di questa seconda Festa in onere della B.V. M. del Pilerio, da
celebrarsi al 12 febbraio di ogni anno, in testimonianza di gratitudine e di
ringraziamento.
La S. Sede, informata dell'evento e
ritenute valide le motivazioni della richiesta, con Rescritto della S.C. dei
Riti dell'11-1-1855, concedeva la celebrazione della Festa al 12 febbraio di
ogni anno, con rito doppio di precetto di prima classe, come si diceva in
termini liturgici, nella Città di Cosenza ed in Diocesi, confermando altresì
il titolo di Patrona, già espresso dal popolo.
Oggi dunque
sono due le Feste, che si celebrano in onore della Madonna del Pilerio: l'8
settembre, preceduta da Novenario e senza la processione ed il 12 febbraio, con
Settenario e processione della sacra Statua.
In particolari ricorrenze od in caso di
gravi calamità viene portato in processione il Quadro divino, invece della
Statua, come, ad esempio, fu in occasione dei Festeggiamenti del IV Centenario
del miracolo il 1976 ed, ultimamente,il 24 febbraio 1980, dopo il
terremoto del giorno 20, che atterrendoci ci fece constatare la nostra umana
impotenza a difenderci da taluni sconvolgimenti della natura ed il conseguente
bisogno di ricorso al Divino.
Alle spese relative al mantenimento del
culto ed alla celebrazione decorosa delle due festività annuali si provvede
abitualmente con le offerte spontanee dei Fedeli Cosentini e dei devoti, i quali
spesso hanno donato e donano oggetti di oro e di argento in voto per grazie
ricevute, testimoniano, anche, in
modo eloquente tale generosità, le varie Incoronazioni, che si sono rinnovate
nel corso dei secoli.
L'ultima
preziosa corona di oro e gemme, è stata rimossa dal Quadro divino e non più
posta, dopo il restauro, di cui si è parlato, per non danneggiare il Dipinto.
Oltre il citato Rescritto di
autorizzazione della Festività del 12 febbraio, va ricordata anche la Delibera
del 20 maggio 1917, con la quale il Ven. Capitolo della Cattedrale decideva di
attuare l'idea, già suggerita dal compianto arcivescovo mons. Camillo Sorgente
(1874-1911) e successivamente
incoraggiata dal venerato successore mons. Tomaso Trussoni (1912-1933), di
comporre cioè e sottoporre all'approvazione della S. Sede il divino Ufficio e
la Messa propria del Patrocinio della Madonna del Pilerio (9).
L'iter
dell'approvazione non fu semplice né privo di difficoltà di natura liturgica.
I Dicasteri
della S. Sede, dopo la modifica del divino Ufficio, ordinata da S. Pio X, si
dimostravano restii alla concessione di uffici divini, in particolare se
riguardanti nuovi titoli della Madonna.
Per di più ostavano difficoltà
oggettive e l'opposizione di illustri liturgisti della S. C. dei Riti
relativamente ad alcuni termini del testo proposto, come ad es. il simbolismo
della "colonna di nube" (Es. 13, 21) riferito alla Vergine.
Tuttavia nel dibattito vi furono insperati e quasi prodigiosi interventi
favorevoli, da parte di alcuni componenti la Commissione e cioè: mons.
Taccone-Gallucci, arcivescovo di Costanza; mons. Gasparri, aiutante di studio
della S. C, dei Riti; il rev.mo P. Elia Coccia, consultore. Sotto
l'alto patrocinio dell'eminentissimo Granito Pignatelli di Belmonte, Cardinale
ponente, si ebbe la chiara, valida ed esauriente relazione di mons. Alfonso
Caringi, Rettore dell'Almo Collegio Capranica, la quale fece decidere per la
sospirata approvazione dello schema proposto nella sua integrità il 7 maggio
1918.
L'esito
favorevole fu accolto dai Cosentini con grande giubilo e soddisfazione.
Lo si volle festeggiare con un Triduo
di ringraziamento, dal 30 giugno al 2 luglio 1918, predicato dallo stesso
venerato arcivescovo mons. Trussoni,
che spiegò il significato della
festa e la grandezza della concessione
della S.Sede, infervorando maggiormente gli animi della folla, che gremiva la
Cattedrale.
A conclusione del Triduo, quando la
prodigiosa Immagine fu portata dai Capitolari in breve processione dalla
Cappella per le ampie navate del Duomo, il degnissimo Pastore, rievocando il
gesto significativo compiuto 3 secoli prima, nel 1603, da mons. Costanzo, la
fece collocare per qualche istante su una colonna della navata centrale, fra la
commozione generale, un fragoroso applauso ed il suono festante delle campane.
LE VARIE INCORONAZIONI nel : 1607 - 1835 - 1922
Le Incoronazioni del Quadro divino, nel corso dei secoli, sono state tre.
La prima
quella, che fece l'arcivescovo mons. Giovan
Battista Costanzo
(1591-1617), il
aprile del 1607, su richiesta unanime dei Cosentini.Tale straordinario avvenimento
è ampiamente descritto
dall'Andreotti (10).
La
seconda ncoronazione
fu quella
rinnovata, con due corone di oro e di gemme di grande
valore, il 12 giugno 1836, dal benemerito arcivescovo
mons. Lorenzo Pontillo (1833-1873), memore della protezione della Madonna del
Pilerio, manifestatasi in maniera tangibile nel terremoto del 1832 ed in quello
successivo del 1835di cui egli medesimo era stato testimone. A
tal fine aveva rivolto supplica al Papa Gregorio XVI, che con Breve del 22 marzo
1836 l'autorizzava, delegando lo stesso mons. Pontillo a compierla, con facoltà
anche d'impartire la benedizione papale, con annessa indulgenza
plenaria, il di dell'incoronazione (11).
La terza
Incoronazione avvenne nel 1922, autorizzata dal Ven. Capitolo Vaticano, con Decreto del 4 maggio 1922 (I2).
Una mano sacrilega aveva rubato l'antica corona del 1836, insieme ad altri oggetti preziosi, che si conservavano nel
Duomo.
Tutta la
Cittadinanza insorse con sdegno contro il sacrilego atto e volle costituire un
Comitato per la raccolta dei fondi necessari per la nuova corona e i relativi
festeggiamenti, che sono rimasti
memorabili (13).
A celebrarla fu Io stesso arcivescovo
mons. Tomaso Trussoni (1912-1933), che pose sul capo della Beatissima Vergine
l'aurea preziosa corona, alla presenza degli ecc.mi monsignori Carmelo Puja,
arcivescovo di S. Severina, il quale celebrò il solenne Pontificale; Giovanni
Fiorentino, arcivescovo di Catanzaro; Salvatore Scanu, vescovo di S. Marco
Argentano e Bisignano; Felice Cribellati, vescovo di Nicotera e Tropea; Giovanni Mele, vescovo
di rito greco di Lungo; del Ven. Capitolo Metropolitano, del Clero regolare e
secolare e della Cittadinanza di Cosenza. L'avvenimento è ricordato da atto
pubblico, redatto dal notare Giovanni Rosario Sprovieri, del 4 dicembre 1922 (14).
Mons. Trussoni aveva dimostrato una
particolare attenzione per l'incremento del Culto alla Beata Vergine del Pilerio
e per i restauri del Duomo. Nel 1915, malgrado la guerra mondiale in corso,
aveva messo mano alla Cattedrale, per continuare i lavori di ripristino,
iniziati dal suo compianto predecessore.
Per questo
infatti fondava "L'OPERA
DEL DUOMO" e, per dare nuovo vigore al secolare culto della Madonna del
Pilerio, otteneva dalla S. C. dei Riti il Decreto con cui, unitamente alla
conferma del Titolo di Patrona della Città e diocesi, veniva autorizzata la
Festa da celebrarsi in tutta la Diocesi con rito doppio di prima classe, come già
sopra accennato.
Similmente nel 1917, in vista della
ricorrenza del 3° Centenario della prima Incoronazione
(1617-1917), aveva fatto richiesta dell'approva dell'Ufficio divino e della
Messa propri (15)
Note
(1)
Andreotti D., Storia
dei Cosentini, vol.
Il, cap.10
& 3. •
Botta C., Storia d'Italia, anno 1763,
Pagnoni, Milano.
(2)
N. B. È un dipinto su
tavola, originale del secolo XII-XIII, esposto in un sito remoto del nostro
Duomo o piuttosto all'esterno di esso o addirittura in urrà nicchia,presso una
delle porte della città.
(3)
Andreotti D.,o.c.Vol.
Il p.329.Litta,Famiglie celebri
d'Italia,Milano,1819-1880.
P. Russo F,Storia dell'archidiocesi di
Cosenza, Rinascita Artistica Editrice, Napoli,1958.
(4)
Botta C.,o.c.
(5)
Andreotti D.,o.c.
(6)
Archivio Notarile Statale, Cosenza, - Atti Notaro G.Mangerio, 1602.
(7)
Relazione sul restauro del Quadro a cura della Sovrintendenza ai Beni culturali della Calabria. 1976.
(8)
Vivacqua E.,Le origini del culto della Madonna del Pilerio, Periodico "L'Unione" 31-3-1981, Cosenza.
(9)
Ufficio e Messa propri furono composti dal Prof.Can. Arcid. Francesco
Galli. Decreto della S. C. del Riti del 7-5-1917, Informatio, p. 5.
(10)
Andreotti.D.,o.c.Il,330.Galli,
Cosenza secentesca nelle cronache
del Frugali.
(11)
Archivio Notarile, Cosenza, Atti notaro G. Casino,11836.Andreotti, o. e. 332-33.
Basile A., Per l'incoronazione della Vergine Ss. Del Pilerio, Cosenza Tip.
Migliaccio 1836.
(12)
Archivio Notarile, Cosenza, Atti Notaro G. R. Sprovieri,
1922.
(13)
Barrio,"De antiquitate et situ Calabriae":Calabria tota contremuit Consentia praesertim multum perpessa: Archiepiscopus Rufus
ruinis aedium obrutus est".
Giannantonio O., La città di Cosenza immune dai tristi effetti del terremoto,Catanzaro, Picc.Tip. della Provvidenza, 1912.
(14)
Archivio Notar., Cosenza, Atti Notaro G.R. Sprovieri,
1922.
(15)
Giannantonio O., o. c.
La
Madonna del Pilerio e l'Archetipi della Grande Madre
Cattedrale
madonna del Pilerio in
Internet